Test gravel – Evil Chamois Hagar – Prova completa

Scritto da Fabio Paganelli il 29 Maggio 2023 .

 

La mia passione, il mio cuore, la mia attitudine sono rivolti oggi al mondo del ciclismo su strada; nella mia infanzia era invece la mountain bike ad essere protagonista spodestando, nei lontani anni novanta, la gloriosa BMX ormai arrivata al suo epilogo.

Quella mountain bike fatta di sorrisi, graffi, derapate, salti, impennate e … cadute che riempivano i miei pomeriggi estivi.

Gli anni successivi mi hanno visto avvicinare sempre più al ciclismo su strada, quel ciclismo fatto di agonismo, dedizione, disciplina e sacrificio quotidiano che ancora oggi, dopo tanti anni, mi rappresenta.

Scetticismo misto a curiosità sono state le prime sensazioni provate quando, qualche anno fa, sono cominciate a comparire le prime gravel bike; alcune di esse derivate dall’ hard tail, altre dal ciclocross ed altre direttamente dal mondo delle bici da strada. Dai primi ibridi le aziende sono arrivate oggi a proporre sul mercato una innumerevole quantità di prodotti gravel; proponendo soluzioni tecniche e geometriche distintive tanto da generare un nuovo movimento globale. Un modello retto da dinamiche specifiche, coniugando in un’unica pedalata aspetti coordinativi e condizionali tipici del mondo road ed off-road, in grado di unire in una sola volta soluzioni paesaggistiche molto differenti tra loro. Nuovi modelli, la ricomparsa di alcune aziende storiche, la nascita di uno stile di vita non conforme a soluzioni rigide e preformate, porta oggi ad un movimento gravel particolarmente in crescita in grado di unire gli appassionati dei due mondi sopracitati.

Dopo un primo articolo redatto circa un anno fa – che potete leggere qui – ho deciso di testare al meglio il prodotto gravel-Evil degli amici di Bellingham (stato di Washington), pedalando per un intero inverno sulla Chamois Hagar in configurazione standard.

Allestimento: frame set rigorosamente carbon, angolo sterzo da 66,67°, attacco manubrio da 50mm, manubrio easton da 44m rigorosamente aperto in pieno stile gravel, angolo piantone da 73,5°, foderi posteriori da 430 mm.

Trasmissione monocorona, affidata ad un ottimo shimano GRX rd-rx812, corona da 40 denti e cassetta dedicata 11 velocità 11-46

Completa l’allestimento un comodissimo reggisella telescopico Bike Yoke da 160mm azionabile direttamente dal manubrio attraverso la leva freno sinistra.

Le ruote utilizzate sono delle WTB Proterra Light i23 in alluminio su cui trovano spazio una coppi di pneumatici WTB Venture 700X50 rigorosamente latticizzati.

 

Percorsi e regolazioni : ho deciso di testare la Chamy (diminutivo di Chamois Hagar per gli affezionati del mezzo) sia in allenamenti singoli sia in alcune manifestazioni organizzate ormai fiorenti sul nostro territorio.

Con un peso di 67kg ho deciso di optare per una pressione pneumatici di circa 4.0 bar su asfalto, scendendo fino a 3.0-2.8 bar per i percorsi sterrati più insidiosi.

 

Impressioni di guida : l’angolo sterzo generoso permette all’avantreno di avere un atteggiamento particolarmente efficacie nell’utilizzo fuoristradistico senza rendere difficoltosa la sterzata in un misto/stretto appartenente ai terreni più tecnici e guidati; differente è la sensazione su asfalto dove nelle discese più veloci lo sterzo necessiterebbe ovviamente di un angolo più chiuso permettendo un inserimento ed una percorrenza curva più sinceri. Sensazione però a cui ci si abitua in breve periodo senza generare insicurezze alcune.

Ciò che, con un utilizzo più approfondito, mi ha particolarmente stupito della Camois Hagar è la sua capacità di mantenere il pneumatico posteriore incollato a qualsiasi tipo di terreno nonostante il modello montato non abbia un battistrada particolarmente aggressivo. L’angolo piantone tipicamente stradistico associato ad un carro posteriore a foderi corti porta la seduta del ciclista ad essere particolarmente verticalizzata sul mozzo ruota posteriore donando alla Chamy una efficacia di trasmissione elevatissima emozionando, su asfalto, attraverso rilanci in uscita di curva particolarmente invidiabili ed una efficienza fuoristradistica priva di fastidiosi scivolamenti.

Per quanto riguarda la trasmissione direi che il gruppo Shimano GRX ad 11 velocità si comporta egregiamente in ogni situazione senza rimpiangere montaggi più prestigiosi; la corona da 40 denti ed il pacco pignoni 11-46 si sposano in maniera equilibrata tra loro dando alla nostra gravel la possibilità di passare dai 45 orari di un tratto d’asfalto al 15% di un sentiero in salita senza alcuna difficoltà.

Avrei preferito, per le discese più nervose, l’adozione di un guidacatena per la singola corona; consiglio quindi di bloccare il deragliatore attraverso l’apposita frizione quando necessario. Indispensabile nei passaggi più tecnici il reggisella telescopico con un’escursione particolarmente generosa rispetto agli standard di categoria: grazie allo slope del tubo orizzontale la gravel di Evil risulta particolarmente aggressiva dal punto di vista estetico.

 

Conclusioni: concludo positivamente il giudizio nei confronti della Chamois Hagar definendola estremamente equilibrata nel suo complesso, riuscendo a supportare al meglio le nuove dinamiche d’allenamento tipiche del gravel moderno, riuscendo a coniugare in un’unica pedalata asfalto, sterrato, pavè e ciclabili di ogni genere senza evidenziare limiti oggettivi.

 

Gr-Evil Like a Pro-M !!!