Scritto da Fabio Paganelli il 29 Maggio 2023 .
La mia passione, il mio cuore, la mia attitudine sono rivolti oggi al mondo del ciclismo su strada; nella mia infanzia era invece la mountain bike ad essere protagonista spodestando, nei lontani anni novanta, la gloriosa BMX ormai arrivata al suo epilogo.
Quella mountain bike fatta di sorrisi, graffi, derapate, salti, impennate e … cadute che riempivano i miei pomeriggi estivi.
Gli anni successivi mi hanno visto avvicinare sempre più al ciclismo su strada, quel ciclismo fatto di agonismo, dedizione, disciplina e sacrificio quotidiano che ancora oggi, dopo tanti anni, mi rappresenta.
Scetticismo misto a curiosità sono state le prime sensazioni provate quando, qualche anno fa, sono cominciate a comparire le prime gravel bike; alcune di esse derivate dall’ hard tail, altre dal ciclocross ed altre direttamente dal mondo delle bici da strada. Dai primi ibridi le aziende sono arrivate oggi a proporre sul mercato una innumerevole quantità di prodotti gravel; proponendo soluzioni tecniche e geometriche distintive tanto da generare un nuovo movimento globale. Un modello retto da dinamiche specifiche, coniugando in un’unica pedalata aspetti coordinativi e condizionali tipici del mondo road ed off-road, in grado di unire in una sola volta soluzioni paesaggistiche molto differenti tra loro. Nuovi modelli, la ricomparsa di alcune aziende storiche, la nascita di uno stile di vita non conforme a soluzioni rigide e preformate, porta oggi ad un movimento gravel particolarmente in crescita in grado di unire gli appassionati dei due mondi sopracitati.
Dopo un primo articolo redatto circa un anno fa – che potete leggere qui – ho deciso di testare al meglio il prodotto gravel-Evil degli amici di Bellingham (stato di Washington), pedalando per un intero inverno sulla Chamois Hagar in configurazione standard.
Allestimento: frame set rigorosamente carbon, angolo sterzo da 66,67°, attacco manubrio da 50mm, manubrio easton da 44m rigorosamente aperto in pieno stile gravel, angolo piantone da 73,5°, foderi posteriori da 430 mm.
Trasmissione monocorona, affidata ad un ottimo shimano GRX rd-rx812, corona da 40 denti e cassetta dedicata 11 velocità 11-46
Completa l’allestimento un comodissimo reggisella telescopico Bike Yoke da 160mm azionabile direttamente dal manubrio attraverso la leva freno sinistra.
Le ruote utilizzate sono delle WTB Proterra Light i23 in alluminio su cui trovano spazio una coppi di pneumatici WTB Venture 700X50 rigorosamente latticizzati.
Percorsi e regolazioni : ho deciso di testare la Chamy (diminutivo di Chamois Hagar per gli affezionati del mezzo) sia in allenamenti singoli sia in alcune manifestazioni organizzate ormai fiorenti sul nostro territorio.
Con un peso di 67kg ho deciso di optare per una pressione pneumatici di circa 4.0 bar su asfalto, scendendo fino a 3.0-2.8 bar per i percorsi sterrati più insidiosi.
Impressioni di guida : l’angolo sterzo generoso permette all’avantreno di avere un atteggiamento particolarmente efficacie nell’utilizzo fuoristradistico senza rendere difficoltosa la sterzata in un misto/stretto appartenente ai terreni più tecnici e guidati; differente è la sensazione su asfalto dove nelle discese più veloci lo sterzo necessiterebbe ovviamente di un angolo più chiuso permettendo un inserimento ed una percorrenza curva più sinceri. Sensazione però a cui ci si abitua in breve periodo senza generare insicurezze alcune.
Ciò che, con un utilizzo più approfondito, mi ha particolarmente stupito della Camois Hagar è la sua capacità di mantenere il pneumatico posteriore incollato a qualsiasi tipo di terreno nonostante il modello montato non abbia un battistrada particolarmente aggressivo. L’angolo piantone tipicamente stradistico associato ad un carro posteriore a foderi corti porta la seduta del ciclista ad essere particolarmente verticalizzata sul mozzo ruota posteriore donando alla Chamy una efficacia di trasmissione elevatissima emozionando, su asfalto, attraverso rilanci in uscita di curva particolarmente invidiabili ed una efficienza fuoristradistica priva di fastidiosi scivolamenti.
Per quanto riguarda la trasmissione direi che il gruppo Shimano GRX ad 11 velocità si comporta egregiamente in ogni situazione senza rimpiangere montaggi più prestigiosi; la corona da 40 denti ed il pacco pignoni 11-46 si sposano in maniera equilibrata tra loro dando alla nostra gravel la possibilità di passare dai 45 orari di un tratto d’asfalto al 15% di un sentiero in salita senza alcuna difficoltà.
Avrei preferito, per le discese più nervose, l’adozione di un guidacatena per la singola corona; consiglio quindi di bloccare il deragliatore attraverso l’apposita frizione quando necessario. Indispensabile nei passaggi più tecnici il reggisella telescopico con un’escursione particolarmente generosa rispetto agli standard di categoria: grazie allo slope del tubo orizzontale la gravel di Evil risulta particolarmente aggressiva dal punto di vista estetico.
Conclusioni: concludo positivamente il giudizio nei confronti della Chamois Hagar definendola estremamente equilibrata nel suo complesso, riuscendo a supportare al meglio le nuove dinamiche d’allenamento tipiche del gravel moderno, riuscendo a coniugare in un’unica pedalata asfalto, sterrato, pavè e ciclabili di ogni genere senza evidenziare limiti oggettivi.
Gr-Evil Like a Pro-M !!!
Scritto da Fabio Paganelli – 8 Maggio 2022 .
Road tubeless … Ready or not ready …
Introduzione – Ebbene si, anche noi stradisti siamo ormai di fronte, dopo l’avvento dei tanto discussi freni a disco, all’utilizzo dei famosi copertoncini tubeless. Sparisce quindi la tanto amata camera ad aria per lasciare spazio ad una soluzione ben nota ai nostri cugini biker.
La nascita repentina dei nuovi cerchi hookless, imposti a larga scala dai maggiori costruttori di cerchi in carbonio, spinge inevitabilmente noi pedalatori ad adottare un sistema tubeless senza alternativa alcuna.
Lo scetticismo della maggioranza è ancora alto e le soluzioni sul mercato sono innumerevoli, finalizzate a semplificare l’utilizzo del tubeless.
Descrizione del prodotto – E’ a questo punto che l’azienda Bergamasca Vittoria giunge sul mercato con un prodotto specifico, figlio di un’esperienza pluriennale nel mondo mtb, messo a disposizione di noi stradisti con le dovute particolarità.
Il kit Air Liner Road Vittoria prevede un vero e proprio inserto a sezione esagonale costituito da un polimero estremamente leggero e resistente; il sistema, in abbinamento ad un lattice a base non ammonica, è in grado di assicurare una buona tenuta di pressione, prevenendo eventuali stallonamenti del pneumatico dal cerchio. L’inserto Air Liner Vittoria protegge inoltre il cerchio da impatti esterni garantendoci anche una soluzione simil run-flat assicurandoci un eventuale rientro a casa in sicurezza (quasi indispensabile se volete usare il tubeless !) .
Caratteristiche della prova – La bicicletta utilizzata per la prova è ormai la nostra supercollaudata Tarmac Pro di Specialized, la quale adotta una coppia di cerchi Roval Rapide Cl ad alta sezione, nello specifico 56mm all’anteriore e 64mm al posteriore, entrambi con canale da 21mm.
Smontate le coperture di serie abbiamo immediatamente montato una coppia di Vittoria Corsa Graphene 2.0 tubeless ready 700 X 28 .
In base alla misura del cerchio e del copertoncino abbiamo quindi utilizzato un inserto di misura media del peso di 35 gr. ciascuno, adottando valvole radiali specifiche, attraverso le quali sono stati inseriti 30 ml di liquido sigillante non ammonico per ruota.
Con un peso di 67 Kg. ho percorso i primi 2500 Km ad una pressione ottimale di 6,5 bar; provando a viaggiare a pressioni leggermente più alte, intorno ai 7 bar (limite impresso sul copertoncino) ho riscontrato fastidiosi rimbalzi specialmente nelle discese più veloci e dissestate, dimostrando che aumentando le sezioni dei pneumatici ed i conseguenti volumi interni, non serve troppa pressione per andare forte !
La perdita di pressione ad ogni uscita si è attestata in media intorno al mezzo bar.
Impressioni – Sicuramente si va forte !!! … E’ indiscutibile; scorrevolezza ai massimi livelli, confort aumentato di parecchio senza alcun discapito nei confronti della sensibilità di guida garantendo un grip importante; se hai buon orecchio senti persino il copertoncino che si deforma e aderisce al massimo all’ asfalto !
Nei giorni successivi alle prime uscite sono stato costretto ad aggiungere ancora 15/20 ml di liquido sigillante per ruota affinché il tutto funzionasse al meglio, mantenendo costante la pressione desiderata tra un’uscita e l’altra.
Durante i 2500 Km percorsi ho forato al posteriore una sola volta, a causa di un lungo chiodo, sperimentando forzatamente la funzione run-flat del sistema; gestibile la guida al posteriore a circa 20 / 25 Km orari grazie al peso del ciclista che stabilizza la ruota.
Differente la sensazione sulla ruota anteriore; sgonfiandola un poco l’anteriore risulta un po’ instabile, probabilmente a causa del fatto che la maggior parte del peso grava sull’ asse posteriore.
Il sistema Air Liner Vittoria diventa utilissimo in caso di stallonamento; impedendo il fenomeno viene preservata l’integrità dei nostri amati cerchi in carbonio e, soprattutto, di noi stessi.
Nessun rumore viene percepito durante l’utilizzo, anche nelle condizioni più critiche.
Importante la sezione del pneumatico; il copertoncino da 28 è la base di partenza, 30 e 32 un arrivo… Altro che i vecchi 21!!!
Conclusioni – Un sistema tubeless comporta ancora una scarsa facilità di montaggio rispetto alla vecchia soluzione a camera; ciò implicherà una maggior resistenza d’ impiego da parte di quegli Utenti non particolarmente abili manualmente.
Inserti e liquidi sigillanti apparterranno ad un futuro molto vicino, figlio di una trasformazione ormai già avvenuta grazie all’avvento dei cerchi hookless i quali non prevedono soluzioni tradizionali utilizzate fino ad ora.
Innegabile è il vantaggio in termini di prestazione / confort nell’utilizzo tubeless ed è qui che il sistema Air Liner di Vittoria si colloca, divenendo un aiuto importante in termini di sicurezza e serenità.
Il gusto è soggettivo … La qualità no .
di Fabio Paganelli
Quando ho visto per la prima volta la Chamois Hagar ho subito intuito la sua natura : una della poche gravel che sembra ereditare caratteristiche e soluzioni tecniche direttamente dal mondo MTB hardtail rimanendo comunque vicina alla strada .
Ciò che balza immediatamente all’occhio è il marcato angolo sterzo , ben 66.67° cha apre l’avantreno facendola somigliare quasi ad una bicicletta di inizio 900 .
Il passo è di 1154mm nella taglia Medium provata , il drop del movimento centrale di 80mm ed i foderi bassi con un disegno specifico la rendono stabile senza ridurre troppo la luce a terra , permettendo alla Chamois di calcare qualsiasi singletrack senza troppe difficoltà mantenendo un livello di trasmissione molto alto .
L’allestimento da me impiegato prevedeva un telaio ed una forcella in fibra , un impianto frenante Sram Force con dischi da 160mm , una trasmissione monocorona da 38 denti , una cassetta rigorosamente MTB 10-52 a 12 velocità , un deragliatore posteriore AXS X01 Eagle ed un telescopico AXS Reverb con corsa da ben 150 mm .
Nonostante si siano utilizzate anche le ruote di serie, vivamente consigliate per l’ uso fuoristrada (cerchio in alluminio WTB Proterra Light i23 e coperture di serie Wtb Venture 700 x 50) , la prova si è svolta per la maggior parte del tempo con una coppia di preziosissime Enve SES 4,5 AR carbon con profilo da 49mm all’anteriore e 55mm al posteriore e coperture tubeless meno generose da 700 x 37 .
I percorsi scelti sono stati un mix di segmenti stradali ben conosciuti conditi da tratti off-road non estremamente sconnessi in maniera tale si potesse sostenere la prova senza scendere quasi mai di sella .
Impressioni di guida : ciò che stupisce da subito è la facilità con cui si conduce la Chamois , il suo angolo sterzo estremo non si ripercuote nella guida e l’ equilibrio di tutta la ciclistica diviene facilmente intuibile sin dai primi minuti ; la bicicletta è veloce , comoda e divertente ma soprattutto efficace !
Nei primi tratti di trasferimento verso i circuiti da me scelti noto subito una spiccata capacità di trasmissione della graveldi di Evil Bikes che rende la Chamois molto veloce anche sui tratti d’asfalto , facendomi quasi dimenticare di essere su di una bicicletta capace anche di solcare terreni ben più complessi e tortuosi .
Stupisce la velocità con cui si rilancia durante la varie ripartenze ed il peso leggermente superiore ad una bici da corsa (siamo attorno agli 8 Kg.) la rende estremamente performante nei cambi di velocità sopra i 30 orari facendola correre come una vera specialissima !!!
Il punto di “rottura” sui tratti d’ asfalto diviene la copertura che , gonfiata a 4.5 bar , risulta poco rigida per il nastro d’asfalto a vantaggio però di un confort senza eguali .
Giunto sul circuito misto da me scelto ero già divertito da questa ibrida che è tanto modaiola ma sa regalare un piacere di guida non condizionato da continui estenuanti Kom .
Arriviamo quindi nei nostri amati sentieri , scelti per la prova e non particolarmente insidiosi , ed emergono subito le caratteristiche da ruote grasse della Chamois : trasmissione monocorona con un 10-52 da mountain , telescopico con escursione da ben 150mm e manubrio rigorosamente in presa bassa la rendono un piacere portandomi a sorridere divertito senza preoccuparmi di alcun traffico stradale .
In fuoristrada non ho nessuna difficoltà nei tratti di salita dove la ruota posteriore rimane sempre ben attaccata al terreno mentre in discesa è ovvio che l’avantreno privo di forcella ammozrtizzata la penalizza un pochino non per quanto riguarda stabilità e guidabilità ma nel confort trasferendo alle spalle qualche vibrazione in più di una classica MTB .
I tratti di ciottolato e pavè vengono superati egregiamente permettendomi di rientrare divertito da una pedalata non particolarmente lunga ma che per varietà di terreni affrontati sembra ben più prolungata .
Una piccola nota a chi utilizza attacchi SPD ed ha una evasione radiale marcata verso l’ interno da parte dei talloni : la Chamois ha un carro posteriore che allarga verso i 142 mm della battuta mozzo ad un’ altezza tale dove è facile urtare i talloni durante le pedalate più intense … Attenzione ai pedalatori con piedi importanti .
Concludo senza soffermarmi sull’utilità o meno di una gravel ma , in questo caso , Evil Bikes si distingue per un prodotto esclusivo , oculato e coerente nei sui contenuti tecnici il quale vanta ,a mio parere , un’ efficacia invidiabile .
Evil Chamois Hagar … Il gusto è soggettivo , la qualità no !!!
Specialized Tarmac Pro Axs 1X12 ; la bicicletta da corsa che legge il tuo pensiero.
di Fabio P. – Team Pro-M
L’ estrema sincerità ed intuitività di questa bicicletta che traspare fin dalle prime pedalate non può essere che confermata dopo ormai 1500km di asfalto percorsi .
Durante il proseguimento del test sono state apportate piccole correzioni biomeccaniche, aggiustamenti e regolazioni che hanno ottimizzato l’ergonomia della bicicletta rendendola sempre più adatta alla mia posizione ottimale; dalla configurazione di serie in taglia 54 è stato aggiunto il solo attacco manubrio da 110mm con negatività 12*, spessorato di 20mm dalla battuta sterzo .
Nel mio primo “First ride” (https://www.pro-m.com/first-ride-specialized-tarmac-sl7-pro/) , inerente alle prime impressioni di guida , mi ero soffermato in particolar modo sull’anteriore della bicicletta descrivendolo particolarmente sensibile ad ogni spostamento .
Ciò che inizialmente stupisce quasi negativamente, diviene con il percorrere dei chilometri un punto di forza della Tarmac ; la sua precisione in inserimento curva e la capacità di correggere qualsiasi tipo di traiettoria la rende estremamente precisa,veloce e … sincera !
Percorrendo la vostra discesa preferita , frenando profondamente dentro la curva … al limite , la Tarmac chiude sempre perfettamente la traiettoria scendendo in piega velocemente anticipando persino una vostra manovra ; è per questo che la definisco come “la bicicletta da corsa che legge il tuo pensiero”.
Altra nota interessante riguarda la sua velocità ; il tutto riconducibile agl’ottimi materiali di scorrimento utilizzati e ad una aerodinamica minimal , ma efficace , che permette guadagni velocistici non trascurabili , soprattutto nei tratti di veloce discesa .
Un’ultima considerazione va spesa a questo punto sulla trasmissione Sram Force 1X12 monocorona ; 46 denti all’anteriore ed un pacco pignoni 10-36 a 12 velocità .
Personalmente adotto , per attitudine , un pedalata con frequenze molto alte arrivando in poche situazioni a ricercare un rapporto particolarmente lungo e duro da spingere ; tutto ciò mi ha permesso di digerire facilmente la configurazione monocorona senza incontrare difficoltà o limitazione alcuna sui percorsi da mè affrontati .
Ritengo che il vero limite di utilizzo di questa configurazione sia da imputare all’utilizzatore e non ai percorsi affrontati ; è richiesta infatti una preparazione atletica di base discreta che non permette quindi a chiunque di utilizzare la monocorona senza limitazione alcuna .
Conclusioni :
Anche se la Pro AxS 1X12 non è nella sua configurazione la massima espressione del Tarmac secondo Specialized , la ritengo un’ottima bicicletta da corsa , una vera race-replica , veloce ed intuitiva , adatta ai percorsi più impegnativi , in grado di spostare ogni giorno il vostro limite un pochino più in là …
First Ride Specialized Tarmac SL7 PRO con Sram Force Etap AXS 1x
di Fabio P. – Team Pro-M
Contenuti tecnici :
La Tarmac Pro Sram Force Etap AXS 1x raccoglie a mio parere un equilibrio fantastico tra contenuti tecnici , prezzo e funzionalità e permette di avvicinarci di parecchio al più famoso e blasonato allestimento S-Works .
Il cockpit utilizzato infatti è lo stesso della sorella maggiore , ottima l’ ergonomia del manubrio S-Works Aerofly II , funzionale in ognuna delle sue prese compresa la ormai ”proibita” sfinge .
Il telaio ha le stesse forme e geometrie della S-Works ma in allestimento con carbonio FACT10 r .
Le ruote utilizzate sono le Roval Rapid CL a profilo alto differenziato , ovviamente nella ormai consolidata versione a disco .
La trasmissione , uno dei punti chiave della prova , prevede una soluzione monocorona a 46 denti all’ anteriore ed un pacco pignoni a 12 velocità al posteriore in scala 10-36 denti .
Impressioni di guida :
La bicicletta oggetto della prova , in taglia 54 , prevede un utilizzo standard dell’ allestimento tecnico con la sola aggiunta di pedali e portaborraccia ; un altezza sella di circa 73 cm ed un attacco manubrio da 100mm montato nella configurazione più “bassa” .
La pressione dei pneumatici di serie S-Works Turbo 120 TPI 700X26 è di 8 bar .
Le prime impressioni di guida sono cadute immediatamente sull’ottima sensazione di fluidità e scorrevolezza ; si ha subito la percezione di una bici che scorre senza inutili attriti meccanici .
La capacità della Tarmac Pro di tradurre la propria spinta in velocità la ritengo molto alta ; si ha immediatamente l’ impressione di scaricare a terra ogni singolo watt registrato dal Power MeterSram montato di serie , senza inutili dispersioni .
Dopo i primi minuti di stupore , la mia attenzione cade su un utilizzo quasi giocoso del deragliatore posteriore , divertito dal fatto di avere una trasmissione monocorona ; comincio quindi ad assaggiare frequenze di pedalata e sensazioni muscolari nuove che da li a poco avrei sperimentato su uno dei miei soliti percorsi d’allenamento .
Un ‘altro punto chiave riguarda la guidabilità , nello specifico intendo la parte anteriore della bicicletta : troviamo infatti nella taglia 54 un angolo sterzo da 73° . Le prime impressioni sono di una bicicletta che “cade “ subito in piega quasi ad impostare la curva da sola , sensazione alla quale bisogna essere pronti forse non particolarmente apprezzata dai pedalatori meno sicuri in sella .
La Tarmac Pro , una volta lanciata dimostra la propria anima racing , dando però un ottimo smorzamento proprio all’altezza del bacino/appoggio sella ; in caso di buca infatti o di terreno rovinato le fastidiose vibrazioni provenienti dall’asfalto vengono egregiamente dissipate da tutto il sistema “rimbalzando” sopra le asperità .
Il connubio tra geometrie , materiali e soluzioni tecniche rende la bicicletta , a mio parere , un po’ sensibile al vento ; la sincerità di sterzo abbinata ad una Roval CL da 50mm da si sensazioni di estrema precisione ma rende un po’ nervosa la guida in caso di vento o di un semplice veicolo che ci sorpassi .
Altro punto importante da considerare diviene , a questo punto , la trasmissione monocorona sulla quale i tradizionalisti torceranno il naso .
Ho utilizzato per ora la Tarmac su percorsi non superiori ai 100km , affrontando salite con pendenze massime del 12% , arrivando a velocità sostenute nei tratti pianeggianti non superiori ai 50 km/h costanti .
Ritengo che con la corona da 46 denti ed un pacco pignoni 12v 10-36 denti , si abbia la possibilità di coprire parecchie tipologie di percorso , “sfumando” molto bene la cadenza di pedalata durante i cambi di velocità. Trovo questa soluzione estremamente essenziale e funzionale per i percorsi affrontati fino ad ora , non trovandomi mai in mancanza di rapporto .
Ritengo però che la soluzione in essere richieda una discreta preparazione atletica di base , portando forse il neofita a non poter sfruttare a pieno le proprie forze come con una ben più tradizionale soluzione a doppia corona .
Conclusioni :
Stò utilizzando la Tarmac Pro da ormai una decina di uscite consecutive, ciò mi permette per ora di dare un’opinione positiva del prodotto . Compresa la sua guidabilità , diventa un punto di forza la sensibilità di guida che porta così il ciclista a minimizzare la conduzione della bicicletta accompagnandola in curva quasi con il solo spostamento del capo .
Sicuramente argomento di infinite discussioni sarà la trasmissione monocorona , vi posso garantire però che se non parliamo di situazioni limite di percorso , il suo utilizzo è veramente piacevole , intuitivo ed essenziale .
Ho sbagliato !!! Quando è stata presentata la Turbo Creo SL , nelle varie versioni oggi disponibili , ho subito pensato che il motore scelto da Specialized fosse sotto-dimensionato (soli 35 Nm di coppia dichiarati e 240 W) per le esigenze del pubblico che ritengo possa oggi acquistare questo tipo di prodotti . Ho sbagliato alla grande !!! Ancora una volta gli ingegneri Specialized mi hanno dimostrato di sapere cosa e come fare a costruire delle E-Bikes che possono veramente tracciare la linea corretta per far crescere un mercato !
Premetto che ho usato prodotti diversi di questo – seppur nuovo – segmento di mercato ad iniziare da una Haibike Race con motore Bosch Performance CX S-Pedalec , una Focus Paralane2 con motore Fazua e una Cannondale Synapse NEO SE con motore Bosch Active Line : detto questo penso che un minimo di esperienza e sensibilità sulla spinta dei diversi motori provati dovrei ormai averla acquisita 🙂 La prima prova della Creo SL – effetuata in blue jeans , maglietta e scarpe da tennis – al Dealers Event Specialized di Borgo Priolo aveva poi accentuato in me questa sensazione di poca potenza del motore scelto da Specialized per la Creo : il poco tempo a disposizione , le salitelle attorno all’ agriturismo , il caldo soffocante di quelle zone mi avevano fatto percepire un motore fiacco come del resto lo avevo erroneamente immaginato leggendo i freddi numeri sulla carta .
Finalmente arrivano le prime Creo SL al Pro-M Store : una S-Works e una EVO . La mia indole da biker incallito mi fa subito optare per la EVO : la gravel di casa Specialized . Subito prima uscita di rodaggio nei parchi e sulla Montagnetta di San Siro attorno allo Store e le mie prime impressioni inizano da subito a vacillare ! La Creo EVO SL è piacevolissima , scorrevolissima (si pedala oltre i 25 Km/h con grande facilità) e comodissima !!! Nei vari parchi come il “Bosco in città” o il “Parco delle cave” tenere medie superiori ai 25 Km/h non è per nulla impresa impossibile !!! La mia prima convinzione – a cosa serve una E-Bike stradale bloccata a 25 Km/h – è quasi del tutto cancellata o comunque si è ben ridimensionata attraverso una reale percezione che non immaginavo nemmeno lontanamente : si può pedalare , con il giusto sforzo , anche ben oltre i 30 Km/h !!! Arrivo dopo circa 35 Km alla Montagnetta : faccio tutta la salita in asfalto agevolmente con l’ assistenza ECO – la più bassa – e poi provo a salire verso la cima della Montagnetta inserendo dapprima lo SPORT e poi il TURBO . Incredibilmente salgo , nonostante le gomme che scivolano sulla ghiaia della salita nei punti più smossi e ripidi , senza mai dover mettere il piede a terra e senza percepire una fatica eccessiva : sale anche su salite con pendenza superiore al 20% ? Sembrerebbe proprio di si ma bisogna provare bene : è un motore con soli 35 Nm di coppia dichiarati 🙂 Ultima nota : ho percorso 35 Km con circa 200 Mt+ di dislivello e ho consumato solo 2 tacche , delle 10 disponibili , della batteria interna da 320 Wh (esiste poi una borraccietta supplementare da 160 Wh) …
Ovviamente non ricarico la batteria e mi riprometto di provare ancora la Creo SL su strade e salite un pò più impegnative alla prima occasione . Domenica il mio compagno di merende in MTB si risveglia con 38° di febbre e quindi basta sostituire la Kenevo sul furgone con la Creo EVO SL e dirigersi verso Canzo . Trovo una gran fondo Amatori e colgo l’ occasione per prendere un caffè con un amico di zona . Appena posso , finito il passaggio dei granfondisti , salgo in bici e mi dirigo verso Sormano : c’ è il famoso “Muro di Sormano” , con le sue pendenze sino al 25% e media del 17% da affrontare . Parto ancora una volta in ECO e salgo sino all’ attacco del muro con discreta facilità . Foto di rito prima di iniziare a salire sui quasi 1800 mt. del muro e trovo due amici di pedale Milanesi con le loro belle bici da corsa tradizionali . Partiamo insieme e alla domanda se ce la farò a salire sul muro i dubbi mi assalgono di nuovo e rispondo : se non mi trovi fermo per strada vorrà dire che ordinerò i caffè alla Colma 🙂 Appena la strada sale metto dapprima lo SPORT e sulla pendenza più importante il TURBO : la Creo sale con grandissima , e per me inaspettata , facilità : sinceramente sono abbastanza basito ! I due amici arrivano in cima senza mai mettere un piede a terra : chapeau !!! Vi offro volentieri una Coca-Cola : Ve la siete meritata !!!
Esco dal bar saluto gli amici e controllo la batteria : ho ancora 6 tacche e quindi ho consumato solo 2 tacche ! Decido quindi di scendere verso i Piani del Tivano e verso il lago per poi risalire verso la Colma di Sormano e il tragitto mi fa consumare (uso solo l’ ECO) solo altre 3 tacche per risalire . Mi fermo in Colma per pranzare e quindi procedo speditamente in discesa verso il furgone . Alla fine ho fatto circa 40 Km con 1150 Mt+ E con questo mi sono tolto anche il dubbio che non salisse su pendenze importanti : la Creo SL sale e sale anche bene e con poca fatica se ne avrete la necessità ! Certo non è una E-MTB ma per l’ uso per cui è stata progettata e costruita a Milano usiamo dire “c’ è n’ è che avanza” 🙂
Conclusioni finali , ripetendomi un pò ma ben sapete che ormai sono anziano 🙂 : la Creo SL è bellissima , piacevolissima , scorrevolissima e comodissima !!! Sinceramente ritengo abbia stabilito il nuovo benchmark in questo nuovissimo segmento e adesso aspettiamo che gli altri si adeguino o la superino mentre per il momento io continuerò a divertirmi pedalandola in svariate situazioni ed in alternativa alla ormai amata E-MTB e alle MTB tradizionali 🙂 La morale della storia è comunque di non giudicare mai i prodotti dai freddi numeri dichiarati ma di essere sempre curiosi e ostinati e di potere provare sul campo e ripetutamente i prodotti per farsi una propria idea che corrisponde a una realtà che , per quanto personale , sia pur sempre una realtà 🙂 Avevo già percepito quanto sopra esaminando le varie geometrie delle MTB che alla fine erano sempre e solo freddi numeri che non davano mai completamente la percezione delle reali potenzialità del prodotto : adesso ho imparato che anche per le E-BDC o E-Gravel vale la stessa identica morale 🙂 L’ uomo si migliora solo attraverso 1000 dubbi (cit) 🙂