Libro I – Cap. IX
La Famiglia si allarga
Insomma i giorni sul calendario dal 13 ottobre 1997 erano volati tra idee, collaudi e nuovi modelli che avevano arricchito la gamma di Mountain Cycle, ma Gianni come si usa dire a Milano “El stava nò cunt i man in man” (espressione idiomatica Milanese che rassicura sul fatto che all’ombra della Madonnina son tutti indaffarati nel loro produrre, come api operaie in un alveare. Traduzione per i dotti non avvezzi al dialetto Meneghino), aveva importato dagli Stati Uniti una FOES DHS mono con ben 8 pollici di corsa (203 millimetri al cambio metrico) messi in opera dal sistema LTS, che aveva stravolto i parametri delle inefficienti sospensioni che erano sul mercato. Il suo costruttore Brent Foes un altro “One Man Band” del mondo MTB come Reisinger veniva dal settore motoristico, per essere più precisi era un progettista che aveva lavorato soprattutto con Ford e Nissan nella realizzazione di Pick up a quattro ruote motrici, nel 1992 si sarebbe messo in proprio fondando la Bicycle Division of Foes Fabrication, iniziando a costruire telai percorrendo la strada aperta dal bulldozer Mountain Cycle solo quattro anni prima. La sua intuizione più interessante, senza nulla togliere ai telai monoscocca ed alle forcelle F1 che introdussero le corse oltre i 7 pollici, il perno passante da 30 mm e la barra di reazione per svicolare il freno dall’inibire la sospensione in frenata, fu l’adozione della tecnologia Curnutt per la costruzione di un ammortizzatore nominato Curnutt R che diede vita a quelle che chiamiamo piattaforme stabili. Il mio Guru dei tempi, Richard Cunningham, in un articolo sulla prova della FXR che fu antesignana delle bici da 5/6 pollici (al cambio 127/152 mm decimali esclusi) per uso trail non celando il suo apprezzamento scrisse “The original Curnutt shock outperforms all the other stable platform valve shocks” (l’originale ammortizzatore Curnutt svernicia in prestazioni tutti gli altri prodotti).
Incarnava ciò che Gianni amava di più: l’innovazione e la cura costruttiva che ovviamente scontava un prezzo d’acquisto sicuramente superiore ad altre proposte del periodo, ma rimane un gioco per adulti non sicuramente vado a fare i conti in tasca a nessuno. Ognuno secondo le proprie possibilità fa del denaro quello che meglio crede: Salvador Dalì lo bruciava nel forno del pane perché lo divertiva, ho conosciuto persone che avevano l’abbonamento al Milan ed all’Inter pur di stare tutte le domeniche a San Siro… Non so se lo facessero per pura passione o per stare fuori casa il più possibile, noi amiamo stare sulle montagne ed in mezzo ai boschi, nessuno è perfetto ahimè. Ebbene sì eravamo al cambio di millennio anno 2000, da lì a poco anche la nostra piccola liretta sarebbe andata in pensione, il millennium bug non aveva lasciato traccia nei nostri PC nonostante un panico isterico alimentato dai Media. La voglia di avere un alba radiosa piena di nuove proposte nella MTB spronò Gianni all’implemento del sito web che con lungimiranza aveva riorganizzato ed alla ricerca di prodotti altrettanto esoterici che potessero affiancare Mountain Cycle.
Un’opportunità gli venne data da una conoscenza comune che lo mise in contatto con Guido L. un giovane che si stava mettendo alla ricerca di Marchi da importare che iniziò, grazie all’ introduzione fatta da Gianni, a far arrivare Foes ed un Marchio britannico molto di culto tra gli streeters di oltre manica, DMR bikes tutto acciaio dal peso sostenuto rigorosamente front con manubri in stile BMX e componenti a prova di uso sconsiderato (“Il rigidone paga sempre” GianLuca Bonanomi cit. Valcava inverno anni 2000 dopo una discesa con il freno anteriore fuori uso). Con una DMR Trailstar feci la prima (ed ultima ad oggi) discesa integrale della Marmolada, cosa che ricordo con estrema soddisfazione. Questo era un piccolo tassello, era una nicchia troppo definita ci voleva un prodotto che avesse uno spettro di utilizzo più trasversale non troppo specializzato.
Gianni stava ancora cercando la vera alternativa a Mountain Cycle: avevo regalato l’anno prima l’abbonamento alla nostra rivista di riferimento MBA, quella che cito come fonte ogni due per tre. Oltre ovviamente alle prove che venivano fatte ed agli scatti sui trail degni del direttore della fotografia dei film di John Ford che ti rubavano il cuore mettendoti nella condizione di fare fioretti al fine di risparmiare per riuscire ad andare nella patria della MTB una volta nella vita, vi erano pagine pubblicitarie in stile “Postal Market” usuali nelle riviste di oltre oceano dove i costruttori artigianali facevano proposte di acquisto dei loro telai, componenti o qualsiasi altra cosa entrasse in orbita MTB. Tra tutte le inserzioni, quella che colpì Gianni fu quella di un marchio con un logo in caratteri pseudo-gotici: Ellsworth bikes dal nome del suo fondatore Tony che dando un connotato cavalleresco proponeva un innovativo sistema di sospensione , uno schema che richiama i quattro punti di infulcro con giunto Horst affinato da generosi bilancieri superiori ed uno studio cinematico che sposta molto in avanti della ruota anteriore il punto di incrocio virtuale che definisce la traiettoria secondo cui la ruota posteriore si muove nell’arco della sua escursione : l’Istant Center Tracking meglio conosciuto con l’acronimo ICT.
La reputazione oltreoceano dei suoi telai era molto alta considerato che le unità ammortizzanti non erano ancora al livello attuale dove trovare una bici che non funziona è molto difficile, a quel tempo era difficile trovarne una che funzionasse: vero che l’umano ha la capacità di adattarsi a tutto quindi facevi spesso di una ciofeca (fine espressione di origine spagnola adottata dal napoletano che definisce un qualcosa di poco piacevole) inguidabile diventare la miglior bicicletta da montagna. Ma alcuni come Ellsworth erano e rimarranno dei capisaldi innovativi: non so se queste elucubrazioni fossero frutto di notti in preda a sostanze psicotrope oppure ad un’intuizione fortuita, ma immaginò un prodotto che nel primo decennio del nuovo secolo avrebbe allietato molti Bikers. Negli anni precedenti al 2000 Tony aveva collaborato con un altro produttore californiano, Sherwood Gibson, anima e corpo di Ventana Bikes che ricordo per la raffinatezza costruttiva dei suoi tandem biammortizzati come “El Conquistador” che ispirerà poi “The Witness” di Ellsworth , costruendo un robusto ed efficiente telaio dotato di un affidabile monocross: il suo nome era Joker.
Il tutto faceva intendere a Gianni che era nella giusta direzione, non c’era un importatore in Italia, la filosofia del marchio si collocava precisa nella visione di Pro-M. Nel giro di poche settimane in via Lucillo Gaio UPS recapitò i primi esemplari di Joker, seguiti in breve tempo da tutta la gamma dotata di sospensione ICT. Ho ben stampato davanti agli occhi la Dare azzurra del nostro droppatore seriale il silenzioso Mapo, il tandem del presidente il mitico GoldOne che condussi giù dalla Corona dei Pinci in Ticino avendo Red Moho come ignara passeggera che fortunatamente forse non vedendo davanti a sé vista la mia mole non si pose alcun problema qualcun altro sarebbe sceso alla seconda curva (per profondo senso di amicizia non cito il nome di un’altra vittima mia fatta in quel di Finale Ligure), l’ Epiphany di SpeedyFaustilla che la chiamavamo Fausta ma in realtà era Paola che l’accompagnò alla conquista di vette e gare di 24 ore in solitaria, i Dreadlocks di Buna che rivelava il lato reggae della Joker. Quel logo che ti faceva sentire tanto cavaliere alato Polacco ci avrebbe portato ad una rivoluzione pochi anni dopo, ma avremo modo di raccontarlo più avanti.
Proprio così, erano tempi di fermento di continuo e la rete aveva iniziato ad offrire servizi che fino a due anni prima erano impensabili. Le piattaforme di discussione quelle che erano note come Forum stavano prendendo piede in ogni settore, dagli animali domestici, alla cucina ed ovviamente al nostro mondo: si stava iniziando l’ora del caffè virtuale, che all’inizio si sperava ricalcasse i caffè letterari del diciannovesimo secolo, ma che rapidamente avrebbero assunto la connotazione di un bar sport dove tra urla ed assunzione di certezza i partecipanti si scannavano a colpi di maiuscole. Gianni lo sapete, da quando ne ho memoria, è un malato di tecnologia e nello specifico di elettronica ed informatica e di conseguenza di tutto quello che può aiutare la comunicazione.
La creazione del Forum Pro-M fu un passo importante per tutti coloro che stavano nell’entourage di Pro-M: stanze di discussi su tecnica, novità, eventi e calendario di uscite avevamo compattato ancor più il Racing Team. Da li a breve l’arrivo dei primi navigatori avrebbero fatto sì che tutte le uscite in bici fossero catalogate per difficoltà tecnica e fisica, descrizione del percorso alla ricerca della pura estetica e raccolte in una sezione dedicata agli itinerari di libero accesso a tutti i Bikers che ne volessero fare buon uso. Ad oggi sono centinaia quelli catalogati sino a circa 5 anni fa anche grazie al contributo di tanti amici che con noi hanno pedalato.
A quel momento preciso Mountain Cycle non era il solo marchio in famiglia, un idea di pura follia pervase Gianni: mettere in linea un configuratore che potesse offrire tutte le opzioni per allestire la bicicletta che desideravi. Nel 2000 nemmeno le case automobilistiche più blasonate lo proponevano, non era ancora entrato nell’ordine di idee la customizzazione, il configuratore venne costruito utilizzando Adobe Flash, entrando il vostro Virgilio era un pupazzetto connotato da una folta zazzera che in realtà antri non era che l’avatar di Gianni che da buona guida vi faceva accedere alla costruzione della bimba desiderata: potevi scegliere Marca del telaio, colore, taglia e soprattutto i componenti. In una tendina superiore vedevi peso e prezzo ed inviando un a mail avevi la possibilità di preordinarla… Esattamente come la desideravi o l’ avevi sino ad allora solo sognata.
Moltitudini di Bikers hanno passato ore a fantasticare su come costruirla, il mio più grande rimpianto è che anche questo mondo non esiste più. Ora puoi solo prendere quello che viene tirato fuori dallo scatolone tutto è già pronto come i cibi tolti dal surgelatore.
Resto un fedele sognatore, giocare non ha mai fatto del male a nessuno, anzi ci fa tutti più felici, chiudi gli occhi e vedi il tuo viso sorridere al pensiero di aver potuto esaudire un desiderio anche se reale non era.