Libro II – 2003/2006: l’ epopea del tandem

Libro II – Cap. III

2003/2006 : l’epopea del tandem

Uno spot USA di una bibita gassata, che cercando di scalzare la sua storica rivale cercava di far leva sugli sportivi, degli anni novanta mostrava un gruppo di amici che si trovavano davanti ad un distributore automatico e si interrogavano l’un l’altro chiedendosi che cosa mancava nella loro vita sportiva e di elencare le mirabolanti avventure che avevano fatto. Lasciando perdere il finale scontato, il non aver provato la bevanda in questione nella versione senza zucchero, sembrava il classico chiacchericcio tra noi.
Moto da fuoristrada? Fatto… Ben prima dei tempi di Carlo Cudega (espressione Milanese che indica un tempo più lontano del trapassato remoto). Viaggi in moto? Fatto, mi mandano le cartoline anche le renne di Babbo Natale. Sci estremo? Non vuoi lo avessimo in archivio con le foto di Stefano De Benedetti… Fatto. Partita di raffa al C.R.A.L. dell’Ortica con rischio di essere denunciati per lesioni dei pensionati nel campo in fianco nella mia sopravvalutata bocciata al volo del pallino? Con disonore, fatto. Tutte le declinazioni della Bicicletta? Già dato, compreso la Saltafoss… Ma non tutte, accidenti ci manca il tandem!

Ellsworth era da alcune stagioni nella famiglia Pro-M allietandoci con periodiche nuove nascite. Gianni preso come di sua consuetudine tra azienda, ricerca di nuovi amenicoli elettronici e nuovi stimoli nel suo passatempo preferito che come ormai avete capito è avere in casa nuovi giocattoli da provare, aveva visto che nella produzione del buon Tony c’era l’unico oggetto che mancava per soddisfare le voglie di un Biker: un tandem Mtb bi-ammortizzato! Un breve disquisizione è d’obbligo per far capire come è fatto un tandem ad uso di chi non ha mai avuto il piacere o il dispiacere a seconda che sia il pilota anche detto “Captain” od il passeggero, l’eroico “Stoker”. Il tandem è una bicicletta sulla quale due persone pedalano disposte una dietro l’altra, fin qui tutto regolare. Il “Captain” comanda la direzione ovviamente, cambio e soprattutto i freni! La trasmissione è diversa dalla bicicletta che Voi normalmente pedalate poiché deve trasmettere il moto non da un solo asse ma da due: i movimenti centrali sono collegati mediante catena e corone di ugual diametro perché il sincronismo della pedalata/cambiata è il segreto, senza di essa sarebbe come fare interagire un non vedente con un sordomuto (la citazione è fatta con il massimo rispetto delle disabilità). Quindi l’equipaggio deve avere un ottimo affiatamento ed un allenamento simile quasi fossero coppie di pattinaggio artistico soprattutto per distribuire le forze sulla trasmissione in modo omogeneo, solitamente avere uno “Stoker” più leggero migliora la guida: il vantaggio del tandem? Economizzare l’energia necessaria rispetto il trasporto di due ciclisti su due biciclette distinte. Invece lo “Stoker” deve affidarsi al buon senso del “Captain” ed alla sua insanità di guida, deve essere assolutamente sincrono nei movimenti. Fino a che si gira su asfalto il gioco è banale a parte le velocità che si raggiungono in un lasso spaziotemporale brevissimo,  sempre che non si metta intesta di vincere la forza centripeta buttandosi all’esterno della curva manco fosse un un catamarano in coppa America. In fuoristrada il gioco si fa duro ed hai voglia di giocare… Quindi affidarsi al Dio Mercurio è sempre vivamente consigliato.

Tony Ellsworth aveva in produzione uno bi-ammortizzato bellissimo di nome “The Witness” 6,5 kg di pura bellezza, gemello diverso de “El Conquistador de Montanas” di Ventana che ricalcava il telaio ma differenziati dall’ICT con una corsa utile di 4 pollici ( 101 mm in rateo metrico) per entrambi. Il mercato della Mtb tandem negli Stati Uniti era più di una nicchia, qui da noi visto come un’eccentrica ossessione di qualche impallinato stile Gianni Biffi oppure un gioco snob dei nostri cuginetti francesi alla Roc d’Azur dove avevano dedicato ai tandem un evento, erano sempre “all’ avangarde, chapeau”! Ma visto che mancava nel palmares delle esperienze ciclistiche del Biker evoluto, appena arrivato il telaio nero opaco e faticosamente recuperato la trasmissione (altro dettaglio la trasmissione è composta da due corone a sinistra che collegano i due movimenti e dal gruppo che come sulle bici monoposto sta a destra) e il tubo freno che al posteriore aveva lunghezze fuori standard, lo consegnò per la messa a punto dal Chirurgo nella clinica di via Delfico. Daniele mise in grado, come sempre nei tempi previsti per la degenza, Gianni di provare sul campo il nuovo giocattolo, perché come sempre solo di giocare si tratta con la dedizione quale fosse un lavoro con gli straordinari inclusi.

Evidente è che per utilizzare un tandem bisogna essere in due, di cui uno decida di sua spontanea volontà di essere lo “Stoker” e che accetti che l’altro sia “the Captain”, altrimenti finisce come tra Caino ed Abele. Essendo il Presidente, Gianni di diritto aveva il titolo di Captain”, ma per la grande prova decise di chiedere a Gianluca Bonanomi se volesse correre con lui la “Marathon Bike della Brianza”, storica granfondo Lombarda. La risposta non si fece attendere cosicché si presentarono alla partenza circondati da un migliaio di cross countristi ben depilati e inguainati in tutine di lycra aderenti rimarcate dagli sponsor più improponibili. Ovviamente il Presidente capitano fu declassato a “Stoker” cedendo al Bona, ma non vi era dubbio conoscendo le sue innate capacità di guida, il timone. I ritmi in salita erano per Gianluca normali mentre dietro Gianni un poco di affanno lo sentiva, visto che Gianluca mulinava rapidissimo come di sua abitudine. Comunque avevano riguadagnato posizioni su posizioni anche se erano a spasso “The Captain” aveva la vena chiusa… Infatti da lì a poco Gianni vide la morte affrontando la prima discesa, indicata come pericolosa: credo che fosse come il battesimo del fuoco per un copilota di un bombardiere, si trovava a scendere in picchiata impietrito con il cuore che batteva a 300, con le mani sul manubrio senza poter rallentare la corsa verso una curva strettamente bastarda, ma “The Witness” ai comandi del Bona virò come fosse uno Spitfire in caccia e così riprese a respirare! Era vivo e aveva la riprova che si poteva affidare: ora ben aveva capito il terrore di “Maurizio Spiderman” quando era sul furgone con lui alla guida. Quindi rilassato, si fa per dire, dietro sei sempre in balia degli imprevisti, si apprestava dopo una lunga salita abbastanza scorrevole a scendere a Campsirago ed affrontare il tratto discesistico per eccellenza della granfondo: un sentiero che porta il nome di un pioniere della DH nostrana.
Lungo questa discesa molti scendevano a piedi, ritenendola troppo pericolosa ed impegnativa per cui si formavano tappi, il che innervosiva non poco il “Captain” tanto che appena trovò un varco si buttò a capofitto tra un masso ed una radice fin quando non raggiunse un biker che non aveva certamente il suo passo. Visto che non dava strada come normalmente si dovrebbe fare tra gentiluomini alla guida, Il Bona perse la poca pazienza che ha in questi casi: lo infilò veemente con un mezzo wallride a sinistra gridando “cerca di spostarti perché qui non abbiamo tempo da perdere” scomparendo alla vista con Gianni che ormai si sentiva come uno zainetto sulle spalle di uno studente.

La prima esperienza si concluse positivamente nonostante il quasi infarto iniziale per cui eravamo pronti ad altri tipi di esperienze: scrivo pronti perché anch’io venni rapito dal giocattolo e decisi di acquistarne uno e come me fece poco dopo Mirko, una simpatica manetta nascosta dentro il corpo di un ingegnere con il quale abbiamo condiviso gite e progetti di cui avremo modo di ri-parlare nei capitoli a divenire. Il mio Witness era nero come la Batmobile e quindi non poteva mancare oltre la classico “¡ mamma Mia !” l’incantevole logo “Freak Mobile”. In quegli anni le 24 ore erano molto apprezzate dei Bikers, tra le più piacevoli c’era quella organizzata da un amico, grande tennista e piacevolissimo compagno di gite, Chicco che conoscemmo in quel del Pian delle Betulle, da Cremona. Dopo aver fatto qualche uscita di prova coinvolgendo amici cavie, come quella che feci con il buon Meteora sui sentieri del Vergante, il Racing Team si presentò con ben tre Witness alla partenza della 24 di Cremona del 2006 capeggiati dal Presy con il “Gold One” e dai suoi Stokers pronti come una tropilla (branco di cavalli che vengono alternati durante le competizioni per non affaticarli troppo) di un giocatore di Polo, che avrebbe segnato la storia pubblicitaria della Pro-M con una foto scattata durante una gita del 1°Maggio 2005 che ricordo ancora come quelle che un domani potrò raccontare ai nipoti se ne avrò. Fu un’esperienza al limite di paura e delirio a Las Vegas viste le condizioni del percorso in riva al Po per me in compagnia di uno stoico giovanissimo studente universitario, Franz che si sorbì il mio monologo, tra bicicletta ed urbanistica, di un giorno.

Anche in questo caso nel mondo della MTB nostrano erano i sogni a farla da padroni, con il tandem il gioco era passato ad un livello decisamente intrigante ed impegnativo, lo sapeva bene Gianni conscio che giocando in due bisogna come sempre trovare chi ne abbia voglia. Il limite è dovuto all’essenza stessa della MTB: qui sei tu come unico con le tue proprietà a determinare lo sapete le tracce non sono mai le stesse, quindi trovare qualcuno che voglia essere soggetto passivo trasportato è molto difficile. Ci puoi provare con chi ti accompagna nella vita, ma non è detto che condivida la passione per la bicicletta il che è il 90% dei casi e quindi sei sempre alla ricerca di chi voglia venire in Tandem con te. L’occasione si presentò in un fine settimana di Luglio, gli amici del CAI di Tortona ci avevano invitato a percorrere con loro la “via del sale” da Limone Piemonte fino a Ventimiglia: quale migliore itinerario avremmo potuto trovare per godere a pieno di “The Witness”?
Faceva caldo quell’anno, in pianura si boccheggiava, tutto era stato organizzato come sempre in modo certosino. Il gruppo mediamente omogeneo e io avrei avuto come “Stoker” un buon biker almeno così mi era stato detto da Gianni, ma pochi giorni prima di partire per Limone era caduto slogandosi una caviglia. Fui preso dallo sconforto, non era per nulla facile trovare un sostituto… “Freak non ti preoccupare, ho la risorsa. Pedalare, pedala quindi dovresti essere apposto”. La telefonata mi rallegrò avevo una voglia fottuta di fare quel giro e soprattutto in tandem visto che le strade di origine militare, sembravano essere il terreno giusto.

Il Sabato mattina mi trovai sul tandem un personaggio che chiameremo “l’Innominabile” perché, come avrei potuto constatare in prima persona, avrebbe potuto prendere il posto di Rosario Chiarchiaro nella commedia “La Patente” di Luigi Pirandello. Il sole splendeva radioso, la salita era dura quanto basta ci dirigevamo verso il rifugio Allavena, sudando come cavedani appena pescati. La “Freak Mobile” si stava comportando alla grande, dopo aver catechizzato lo “Stoker” su come comportarsi in curva ed in discesa e su come alleggerire durante la cambiata nessun problema nell’equipaggio mi sembrava all’orizzonte. “Freak ma in discesa questo tandem è incredibile passa su tutto, non hai paura di forare!”: aveva appena detto questo al termine di una lunga discesa che portava a Monesi, sconnessa ma non impossibile. Mi trovai con entrambe le gomme a terra, nonostante le pressioni da stradista che avevo pompato al mattino, può succedere lo so… Ripresa la strada ovviamente con il Biffi che mi dava del cinghiale, la gita tornava ad essere piacevole. “Oggi non uno, non due, ma tre soli! Che giornata fantastica!”: non feci a tempo a controbattere che un muro d’acqua ci investì e una fitta sassaiola di grandine ricoprì i prati manco fosse neve a Novembre. Vabbè, la sfiga ci sta non possiamo esimerci, ci vede sempre bene se volevamo una conferma, ma le cose precipitarono poco dopo. “Freak sai cosa ci vuole adesso? Una bella doccia calda in rifugio poi una bella dormita e domani pedaleremo benissimo!” Avevo qualche dubbio visto le condizioni in cui mi ritrovavo, ma speri sempre in un occhio di riguardo del fato. Così che ovviamente non fu: una doccia a gettoni che doveva garantire l’acqua calda ovviamente non funzionante … Una doccia fredda mi attendeva! Una notte tormentata con l’Innominabile che mugugnava ansimando, che altro mi sarei dovuto aspettare?

Il mattino dopo a colazione l’Innominabile con gli occhi gonfi mi saluta “Freak una notte terribile sono stato aggredito dagli acari dermofagoidi, io soffro di asma e faccio fatica a respirare”… Non risposi, accennai un mesto “mi spiace” facendo spallucce,mi avvicinai a Gianni che aveva sentito tutto. “Gianni io questo lo abbatto. Non per cattiveria, ma per la stessa pietà che provi per un cavallo azzoppato, facciamolo finire di soffrire noi…” Gianni ed i ragazzi vicini scoppiarono a ridere pensando a che cosa ci avrebbe regalato quella Domenica.
Avevo un mantice forato come “Stoker”, ansimava e si lamentava degli acari che come alieni cercavano secondo lui di rapirlo; ascoltandolo speravo solo che Ventimiglia fosse vicina. Ma il bello dell’ attraversata stava per arrivare : avvicinandosi ad un tratto esposto si mise ad urlare come un maiale davanti al norcino. “Che cosa c’è adesso?” sbottai un attimo indispettito “Io… Io soffro di vertigini” disse chiudendo gli occhi. Non ce la facevo più “Mi dici per quale @zzo di ragione se soffri di vertigini vieni a fare una gita in montagna, dove forse essendo una montagna un poco di verticalità c’è, sai giusto quel poco. meglio se ti dedichi alla strada, ci guadagneremmo tutti”. Lo feci scendere dal tandem e prosegui da solo con i presenti che non sapevano se ridere o… Scegliete voi un azione alternativa. Dopo una buona mezz’ora lo feci risalire in sella mosso dal fatto che avevamo un treno da prendere. “Varda che te lasi chì a giugà a tennis in de per teè” gli dissi rubando una strofa dalla canzone “Caino ed Abele” di Davide Van de Sfross e lo lasciai sul lungomare di Ventimiglia.

Il tandem è come la barca vela, mette a nudo le incompatibilità umane, ma se trovi la sintonia navighi senza accorgerti del passare del tempo: ci manca molto.