Ode al Minimo Impatto (4 Dicembre 2008)

03 Dic 2008

MINIMOIMPATTO, MORE THAN A TEAM, A DREAM !!!

Ma di chi parliamo, del solito squadrone di stradisti depilati e dopati, di un branco di freerider bardati come guerrieri medioevali oppure di cross-countristi afflitti da manie di iper-allenamento? Niente di tutto questo, orgogliosamente possiamo affermare di costituire un gruppo di amici fortemente innamorati della mountain bike e delle sue possibilità di utilizzo e dici niente. Il Minimoimpatto Team è stato concepito virtualmente sulle sponde del lago di Como nel lontano 1998, durante una fredda serata invernale, 4 umani intorno a ùn un tavolo in compagnia delle solite donnine facili e bicchieri di spuma, uno spiffero sotto la porta che conduce al desio. E’ però concretamente attivo dal 2005, quando sorge sulle ceneri (o sulle braci?)di un sodalizio ludico-sportivo che invece affonda le sue origini indietro nel tempo, quando il fenomeno ebbe inizio in Italia, il glorioso Monterekkia Bike&Dreams Team.
Era più o meno la fine degli anni 80 (1880) quando, provenienti dalle più diverse esperienze sulle ruote grasse, si andò formando un gruppo di appassionati pedalatori che si unirono per praticare il loro passatempo preferito, la mountain bike appunto. Chi accanito sciatore o cestista, chi podista o musicista, questo gruppo di anime perse che dimora nei dintorni di Lainate comprendeva originariamente Bianchi Diego (lo Zio), Martelli Sergio (il Succhiaruota), Favini Angelo (il Negativo), Bolgiani Alberto (Gris) e Parini Eros (l‘uomo che tutti i tafani vorrebbero incontrare), ai quali si aggiunsero in seguito altri praticanti solitari (?) o provenienti da gruppetti sparsi dell’hinterland milanese, come Galli Alessandro(Alex Adrenalina), Ponzianelli Dario (Schiscianguri), Colautto Marco,Sozzi Davide, Masiero Mauro(Kapperetor), Vanzelli Giuseppe, Franguelli Ivan, Bianchi Andrea, Fabio (il giovane vecchio) e Cataudo Matteo (Dottor.K).

Chi in sella a un pesante cancello d’acciaio dai colori improbabili, chi sfoggiando l’ultimo modello di mtb americana in alluminio dai tubi oversize, tutti eravamo comunque uniti dalla passione e dalla voglia di esplorare in bicicletta il territorio che ci circondava, in primis le vicine sponde del canale Villoresi e il parco delle Groane, vera palestra dell’ardimento per il nostro esordio in fuoristrada.

Nasceva proprio in questo periodo la denominazione del gruppo, Monterekkia Team, a ribadire l’intensità di una passione che spesso ci portava a trascurare le rispettive fidanzate in favore della bicicletta, da cui un sospetto di omosessualità ciclica non ancora ufficialmente diagnosticato ma comunque ben presente nell‘ambiente delle 2 ruote in generale: nel 1993 i confini delle escursioni si erano dilatati, conquistato il Ticino e i suoi affluenti ormai si organizzavano gite in tutta la Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, l’isola d’Elba e la Corsica erano invece pretesti fantastici per organizzare vacanze su due ruote con le sacche appese al portapacchi.

Le biciclette rigorosamente rigide e con i pedali dotati di puntapiedi, l’abbigliamento caratterizzato da colori sgargianti che oggi apparirebbero anacronistici, il team si lanciava con ardore alla scoperta e conquista di paradisi naturali come il colle di Tenda o il Cervino, le cascate del Toce e il monte Generoso in Svizzera, la semplicità dei mezzi di allora veniva compensata con l’entusiasmo del pioniere. Chi prima, chi dopo, anche la partecipazione agli eventi agonistici andava incrementandosi, dalle prime garette organizzate in provincia di Milano fino alla partecipazione alle più note gran fondo del Nord Italia, il Monterekkia Team si evolveva e con lui il patrimonio tecnico, la forcella ammortizzata e i pedali a sgancio rapido erano oramai dotazione comune di tutti i componenti del gruppo e sempre più spesso si assisteva a un forsennato up-grade teso ad alleggerire il mezzo il più possibile. 10 anni più tardi, nonostante le defezioni di qualche elemento passato all’attività su strada (amen), lo zoccolo duro del team vede ancora presenti molti dei componenti originari: nel 2003 iniziano le partecipazioni alle gare di durata, le ormai note 24 ore, il team affronta con formazioni rinnovate gli eventi di Cremona, Mendrisio e Val Rendena, manifestazioni che tengono a battesimo alcuni nuovi componenti che entrano stabilmente nell’ammucchiata: Veronelli Paola (Speedyfaustilla), Colombo Vittorio (Vitto), Fontana Diego, Damioli Norberto (Turbo), Vacchini Stefano (Little Caw) e Rege Gianas Francesca.

Vanno però anche ricordati e ringraziati, anche altri soggetti che sebbene presenti saltuariamente nella vita del team hanno però contribuito, soprattutto nelle gare di durata, al raggiungimento dei risultati che volevamo ottenere, giusto la metà classifica e nulla più, senza di loro sarebbe stata molto più dura. I prodi Bernasconi Enzo (R-Enzo), Geminian Andrea(Maldido), Dalla Riva Luca (Pro-Caz) e Tellarini Michele (Tella), verranno festeggiati in eterno e ogni anno bruceremo incenso profumato alla vaniglia sulle loro foto. Tornando alla cronaca, va detto che alla prima edizione della 24 ore di Cremona fa il suo esordio la maglia ufficiale del team Monterekkia, sullo sfondo giallo tamarro campeggia, sotto il logo della squadra, il motto “la tua invidia è la mia forza”; nel 2005, preso gusto a queste sfide notte e giorno dalla formula vino+tenda+lampadina frontale, arriva anche il cambiamento del nome, dopo una serie di sedute al Motel Peralba e qualche piccolo scisma interno viene deciso il passaggio al Minimoimpatto Team, espressione del rispetto e dell’amore che nutriamo nei confronti della natura, lascia sempre solo un impronta leggera al tuo passaggio. Il nome Monterekkia non và definitivamente in pensione però, troppi sono i ricordi che ci legano a lui, sulle nuove divise nero-arancio progettata dal nostro centro stile dinamico, è presente un piccolo logo che ci rammenta le nostre origini e la nostra omosessualità ciclica dalla quale non siamo ancora guariti del tutto.

E’ di quel periodo segnaliamo anche l’incontro con il sciur Biffi della Pro-M, importatore dei bicicletti più esclusivi del pianeta e fine ingrassatore di corde nel caso il destino gli impedisca di ciclare la Domenica:la fusione del Team con il gruppo da lui capitanato, decisamente orientato alla discesa, produce 2 interessanti effetti. I Minimoimpattisti sono in breve tempo tutti in sella a mountain bike full, il Presidente invece inizia ad allenarsi pedalando anche in salita. Il sodalizio che ormai regolarmente calca i sentieri + belli della nostra amata patria é arricchito oggi dalla presenza di pedalatori gagliardi e appassionati che potete incontrare su questo sito e di cui non posso parlare che bene, con loro il futuro sarà più radioso, augh.

Lettera di Valerio: mitico !!! (11 Aprile 2007)

10 Apr 2007

Voi non potete immaginarvi, (o forse siete gli unici che potete rendervene conto) entrare finalmente, dopo tanta attesa dentro la Pro-M … Per me è stato entrare nel tempio delle bike … Me lo sono respirato quel momento, ho visto il Biffi e gli ho detto: “ma sei tu il Biffi”… entrarci dentro e vedere tutta quella roba, ogni più piccolo particolare, da vedere, gustare e ammirare, tutto quel sapore di mountain bike !!!

Sono anni che ci provavo, metter via un soldo dietro l’altro, ma tutte le volte c’era una piccola spesa non preventivata … e saltava la bici ! Poi a dicembre è arrivata la terza figlia (amatissima e volutissima) e mi sono detto: e’ finita non riuscirò mai ad averla la Ellsworth Moment. Ma quando si chiude una porta si apre un portone … e così, senza che me lo aspettassi mi sono arrivati mille euro dallo Stato (bonus terza figlia …) e un piccolo rimborso di tasse pagate in più che ormai non mi aspettavo più … E così questa volta non mi sono lasciato perdere l’occasione, (anche mia moglie era d’accordo: “vai Valerio questa è la tua occasione”. Ho monitorato, monitorato, monitorato il sito Pro-M ed è arrivata fuori la Ellsworth Moment che cercavo (usata, ma bellissima) e sono partito per Milano, giovedì scorso, in auto da Forlì.

Detto fatto, sabato primo giro, ieri secondo giro.

La bici è dolce e spietata allo stesso tempo. Non perdona l’utilizzo a “mezzo servizio” e allo stesso tempo ti invita a usarla con più forza, ma non ti forza. Pesante il giusto, è forse più faticosa da portare su, ma il pro-pedal (o il mitico I.C.T. ?) funziona davvero, perché lo schema funziona. Non bisogna alzarsi sui pedali, possibilmente, ma se capita di farlo per sgranchirsi le gambe, non si perde energia, né si sprecano risorse. Il ritmo continua sostanzialmente uguale, la bici non barcolla, specie se sei in strada. Sul tracciato sconnesso la copiatura della ruota posteriore è decisamente superiore ad ogni bici che ho mai provato, la ruota è incollata dietro, e poche storie. Si va su.

Poi finalmente arriva la discesa, e li’ è ovvio che la differenza è grande, anche perché la forcella che ho davanti (una 66s, molto piu’ da free ride che am) mi permette tutto, ma proprio tutto. La bici viene giu’ incollata al terreno e si appoggia saltellando e ricopiando, quasi strisciando, sui sassi, sui gradini anche molto ampi, quasi senza sforzo. Un mito, anche per chi come me, non è certo un avventuroso e un audace, ma sta ben attento ! Insomma è la bici che può farti diventare “grande” nel senso di “esperto”, che ti puo’ fare crescere, che non ti lascia in difficoltà e che ti segue man mano che la sicurezza aumenta e che la voglia di rischiare cresce. È un cavallo di razza, un vero e proprio colosso della mountain bike ! Ora basta … mi sa che adesso vado a fare un altro giro.

Ciao Biffi, e a presto !

Valerio Melandri, MPA
Professore di Economia Aziendale e di Strategia di Fund Raising e People Raising
Direttore Master Universitario di 1° Livello in Fund Raising per Aziende Nonprofit ed Enti Pubblici

Web: www.valeriomelandri.it; www.fundraising.it; www.master-fundraising.it; www.philanthropy-centrostudi.it

Lettera di RedMoho: nuova sensazionale scoperta negli USA: i “Biciclici” (28 Febbraio 2005)

24 Feb 2005

NUOVA SENSAZIONALE SCOPERTA NEGLI U.S.A.

ARRIVA UNA NUOVA GENERAZIONE DI FARMACI INNOVATIVI: I “BICICLICI”

E così è finalmente dichiarata guaribile la S.A.U.D.S., Severe Adrenalinic Uphill and Downhill Syndrome, (Sindrome Adrenalinica della Salita e Discesa)

Fanno parte di questa grande famiglia di farmaci, i “Biciclici”, tutti i prodotti delle Case “Mountain Cycle” e “Ellsworth” (l’elenco completo sul sito del distributore esclusivo per l’Italia www.pro-m.com).

Effetti 

Diminuzione dell’ansia, visione meno pressante, più lucida e immediata, rilassata e appagante, di salite e discese.

Con taluni farmaci “tradizionali” si cerca, soprattutto per mezzo dell’assunzione in sovradosaggio e dell’associazione con alcool, il miracolo di "spegnere la luce": uno stato, cioè, nel quale tutto passa e noi non ci accorgiamo di niente; non abbiamo coscienza, non sappiamo cosa ci succederà, e qualsiasi cosa accadrà, noi non ci saremo.

Con questa nuova classe di farmaci, lo scopo è “accendere la luce”: uno stato nel quale tutto passa, (pietraie, canalini, canaloni, ripidi in salita, ripidi in discesa, ecc.), ma noi ci accorgiamo di tutto, abbiamo piena coscienza (spesso “incoscienza”), sappiamo esattamente cosa sta per accadere e, qualsiasi cosa accadrà , noi CI SAREMO.

Oltre all’incremento sensibile della coordinazione motoria e della performance ciclistica sia in salita che in discesa, si è osservato nella totalità dei soggetti studiati un aumento del rendimento generale nelle attività quotidiane, legato al forte senso di appagamento, gratificazione e soddisfazione che caratterizza stabilmente il soggetto in terapia.

I “Biciclici” non rischiano, (e in questo senso sono fortemente innovativi), a differenza dei farmaci ‘tradizionali’, di indurre rilassamento, torpore, sonno.

Rischi 

Possono intervenire anche sul normale livello di attenzione e di capacità di percepire stimoli e pericoli, e di attivare le difese. Nell’individuo sano, tutti e tre questi aspetti sono di norma aumentati a dismisura.

Possono togliere il potere di critica : esercitano una tale attrazione sul soggetto in terapia che anche le poche, lievissime, impercettibili eventuali imperfezioni sembrano invisibili.

Possono modificare sensibilmente lo stile di vita: negli studi clinici si sono infatti già annoverati diversi casi di soggetti in cura che lo hanno mutato radicalmente.

Danno forte e inevitabile dipendenza fisica e psicologica; è difficilissimo ridurne i dosaggi, poichè in questo caso riaffiora lo status in cui il soggetto versava “prima della terapia” e nel quale, dopo, non è più desiderabile ricadere.  

I Biciclici sono facilmente reperibili (Pro-M sas, Milano), e godono di un altissimo indice di consenso generale ("sono prodotti eccellenti…” “li usano già tanti fortunati, o meglio, Illuminati", sono solo alcune delle affermazioni raccolte); questo non toglie nulla alla loro estrema particolarità, e alla necessità di usarli secondo modalità ben definite.

Precauzioni d’Uso e Avvertenze

Attenzione. In primo luogo, ognuno di noi è diverso dagli altri e ha dunque bisogno di una posologia e di un farmaco ben preciso. Quindi non automedichiamoci, perchè il farmaco sbagliato, o un dosaggio troppo basso, o troppo alto, può avere effetti indesiderati e poco controllabili: è bene che la scelta del farmaco e del suo dosaggio sia fatta con l’aiuto del terapeuta. Presso Pro-M un apposito Servizio, ineccepibile, e, soprattutto, svolto secondo ‘scienza e coscienza’.

Nell’uso di questi farmaci, che favoriscono enormemente i processi di socializzazione, è consigliabile un adeguato sostegno morale e/o amicale, o meglio ancora una terapia di gruppo.

Gruppi di terapia si ritrovano ogni domenica; i risultati sui soggetti in cura sono eccellenti.

Come Responsabile dell’Ufficio Stampa, ho proprio di recente sperimentato, per un’intera giornata, il farmaco chiamato ‘Moment’. Domenica 20 febbraio, prendendo parte “alla terapia di gruppo” alle Serre d’Ivrea, si è accesa la Luce.

Vi posso confermare tutti gli effetti e i rischi, al cento per cento.

Quanto alle precauzioni d’uso, il Moment è, per esempio, decisamente il “mio” farmaco. Ne traggo tali vantaggi che farne a meno è praticamente impossibile. Ne sono già quasi dipendente. Aspetto infatti dagli U.S.A. una terapia personalizzata, in confezione rossa, a riprova che “ognuno di noi è diverso dagli altri e ha dunque bisogno di un farmaco ben preciso…”.

Ringrazio Tony E. della Ellsworth Bikes, Ramona, per l’interessamento e per avere consentito la realizzazione del “Farmaco su Misura”.

Ringrazio il Pro-M Counselling Department per le consulenze su misure e montaggio. E, naturalmente, non vedo l’ora che arrivi.

Ah, dimenticavo …… la mia malattia …? Non sopporto il Buio.

RedMoho

 Illuminati

 

 

 

 

 

Lettera di RupaBiker: la vera storia di Tony Ellsworth (1 Dicembre 2004)

30 Nov 2004

Ma Tony é greco!

Questa la vera storia … tutto vero!

Antonio Ellesivroth, nasce a Santorini da padre pescatore e madre danzatrice di Sirtaki, nella sua casetta in riva al mare.
Il piccolo Antonio, crescendo s’ingegno subito armeggiando con i paranchi del peschereccio di suo padre, e mediante funi e leve, creo il paranco perfetto. Il sistema permetteva di trascinare in barca dei capodogli senza far il minimo sforzo, sfruttando la forza del moto ondoso. Geniale il tipo … visto che aveva solo 6anni.

Poi con il tempo Antonio crebbe e si trasferì nel continente americano a cercare fortuna come pescatore professionista di capodogli, il problema che in california i capodogli non sono troppo numerosi e allora si convertì al surf.

Facendo surf sulla spiaggia, cambiò nome per poter tacchinare le squinzie … TONY … come Toni Manero.
Erano gli anni sessanta, "La febbre del sabato sera" impazzava nelle sale cinematografiche e Toni "caricava" di brutto …

Un giorno nell’abbordare una giovine biondina squinzia, s’imbattè in un torvo figuro di nome Tommaso Riccio. Un baffone di origine Calabro-Italiana che si vantava di aver rubato i progetti di una bici al quel fesso di un suo amico, tale Gabriele LoPesce [vedi appendice : la vera storia della DaBomb].

Tony rimase affascinato dalle immani boiate che uscivano dalla bocca del compare Riccio, il quale sosteneva che la bici doveva essere rigida, leggera, rossa e con i baffi.

Tony e Tommaso divennero amici ed così inizio a frequentare il mondo bici dell’epoca. Un bel giorno si recarono in cima ad un monte per un rave-party, spingendo le loro bici in salita. Tony chiese perché doveva spingere in salita, quando si potrebbe pedalare. Per pronta risposta, Tommaso gli rifilò uno sganassone e poi sentenziò: -Ehi amico, non si può pedalare qui, non vedi che ci sono le buche, e poi e tutto sterrato e poi le bici ci servono per scappare in discesa dai pulotti".
Sulla cima, un gruppo di frekkettoni fumati gli aspettavano per dare inizio al rave. Tra di loro c’era anche Gabriele LoPesce.
Quando il LoPesce riconobbe nella bici di Tommaso, le "geometrie" rubate della sua bici … scoppiò una collutazione.

I due si pestarono ben bene, finché le urla dei due non vennerò intercettate dalla polizia locale che intervenne in forze.
Il gruppo di frekkettoni si lanciò a manetta a brodo delle loro biciclette, in discesa, seminando i pulotti.
Arrivati in fondo, si accorsero di essersi diverti un casino … e coì decisero di ritornare su per farsi un’altra discesa.
Però, siccome erano oramai fumatissimi, non si ricordarono dei pulotti che gli inseguivano … e dopo avergli incrociati, gli arrestarno tutti … meno uno. Tony.

Tony era praticamente semisvenuto a terra. La sua bicicletta aveva perso la sella in discesa, e le sollecitazioni del terreno avevano fatto danni al suo fondoschiena.
Da qui l’intuizione. O montare la sella, o modificare il telaio per rendelo più comodo.

Si mise subito al lavoro e riprese in mano i vecchi progetti del paranco usato anni prima sul motopeschereccio del padre.

Dopo circa 30anni di modifiche e perfezionamenti, Tony Ellesivroth creò la prima bicicletta ammortizzata del pianeta … o almeno così crede lui … visto che era rimasto 30anni rinchiuso nel suo laboratorio a sperimentare il "motoperpetuo applicato alla sospensione)
Si narra che appena aprì la porta dell’officina, oramai divenuta suo oscuro eremo, esclamò: "Hooooo visto la luceeeeee" [e da qui il famoso "leit motiv"]

Il sistema da lui inventato si rivelò efficace, tanto da poter salire comodamente in sella quella strada sassosa fatta tanti anni prima. E anche le bici non erano male. E così dicise di commercializzarle.
Ma non trovando nessuno disposto a farlo negli states … caricò armi bagagli e telai e partì alla volta dell’Italia.

In Italia provò ad entrare in una specie di magazzino/negozio dove trovò un tipo … un tipo losco … con un cespuglio di capelli in testa ed il cellulare sempre accesso … il quale prontamente lo gettò in strada [Il "losco" fa sempre così … é una dimostrazione di affetto].
Tony, sconsolato se ne tornò mesto sui suoi passi, quando si sentì chiamare dal "Losco" di prima:
– Ehi tu! chi sei? cosa vuoi?
– Mi chiamo Tony, Tony Ellesivroth e costruisco biciclette!
– Tony cheeeee? Ellisworrtss … Ellesivroth …Ellesivroth … Ellsworth … ma che cazzz di nome tieni? Costruisci biciclette? … forse mi interessa.

E così Tony venne convinto a cambiare cognome, anche perché oramai il "losco" aveva gia` implementato il sito con tutti i loghi delle marche , ed "Ellsworth" oramai era scritto così … e così rimase!

Dopo l’incontro, a Tony gli venne un gran mal di testa … entrò in farmacia e chiese un’antidolorifico …
Gli diedero un Moment.

… il resto é storia dei giorni nostri.

tutto vero … ho prove 

ciao
Ruggero "Rupabiker"

APPENDICE

La vera storia della DaBomb:

DaBomb é stata fondata da Fuskifo Watnabe nel 1975.
Fusckiko, figlio di giapponesi immigrati in california durante la costruzione delle ferrovie, cresce con il pallino della meccanica.
All’eta di 18anni inizia a lavorare sottocosto come saldatore presso l’officina di un certo Tommaso Riccio, immigrato calabrese che si fa riconoscere dal vicinato con un bel paio di baffoni da sparviero.
Fusckifo lavora sodo … mentre Tommaso Riccio é un ca##one impenitente che fuma e ruba. Oltre alle autoradio, Tommaso ruba i progetti della prima mountainbike al suo amico e pusher Gabriele LoPesce, un fricchettone Bresciano con radici sicule, il quale ha molte idee e troppa ganja in circolo.
Tommaso mette subito alla frusta il povero Fuskifo, il quale sforna telai su telai, facendo arricchire Tommaso ed inka22are il LoPesce.
Tommaso oramai se la tira in maniera spaventosa … e cambia nome
Tom … fa più fiko Tom Ritchey. Inizia ad alleggerire tutto l’allegeribile. Concepisce pipe in carta stagnola, manubri ricavati riciclando le lattine di cocacola, cerchi e gomme degni della bici della Barbie… l’apoteosi della leggerezza.
Gabriele LoPesce, intanto si é impoverito anche lui vendendo dei cancelli con delle ruote da 38pollicini … che nessuno compra … neanche ai sui connazionali italici. E allora cambia nome anche lui … Gary, Gary Fisher … il marchio si afferma … ed inizia a vendere biciclette che solo lui capisce. Ruote grandissime, pipe corte, telaio troppo lunghi … vaccate su vaccate … ma la gente continua a comprare. Mistero del mercato.
Fuskifo continua a lavorare sottopagato … ma con i soldi guadagnati riesce ad acquistare la libertà ed a ritornare in giappone. Vuole anche lui costruire biciclette ed accessori. Oramai lui sa come si fà!
Però tutti in giappone costruiscono le moto e le biciclette le lasciano costruire da quei pezzenti di cinesi.
Fuskifo va in cina. Ma viene arrestato … non si sa neanche il perché … così … sembra che sia un’usanza del posto.
Riesce ad evadere e Fuskifo nuota fino a Taiwan … l’isola felice del lavoro sottopagato ma tecnologicamente avanzato.
Si mette finalmente in proprio. Compra dei rottami residuati bellici, assume 500 bambini che paga con ciotole di riso ed avvia la produzione.
Ha così inizio l’avventura della "Watanabe Fuskifo International Group Association"
La produzione va molto bene. Compra rottami di missili intercontinentali russi (preferibilemente con testata nucleare), e li assembla in telai di bici, il quale, dopo un’attenta verniciatura, le rivende a prezzo modico.
Dopo una veloce valutazione degli spazi disponibili per inserire il marchio di fabbrica, Fuskifo si accorge che il marchio "Watanabe Fuskifo International Group Association" é troppo lungo e non riesce ad infilarcelo tutto scritto sul tubo diagonale delle sue bike. Quindi pensa ad un semplice acronimo "WFIGA" … con questa denominazione il mercato inizia a tirare, specialmente il mercato del Nord italia … e più specificatamente a Cabiate.
Però questo successo brianzolo non basta al nostro Fuskifo Watanabe e cambia il nome in "DaBomb" per ricordare a tutti da dove viene la materia prima delle sue bike.
DaBomb é infatti il gergo in cui si identificano gli ordigni nucleari.
Fuskifo oramai diviene una leggenda. I 500 bambini vengono lanciati sul mercato sottostante e rimpiazzati da 500 robot, i quali non soffrono delle radiazioni del Plutonio proveniente dai residui bellici e in più non rompo le palle con continue richieste di ciotole di riso … "ekkekazzo mi vogliono rovinare con queste inutili richieste??" pensa Fuskifo.
Fuskifo oramai é ricchissimo … ed il marchio DaBomb diviene ambitissimo da tutti.
 
Fine della storia .

Lettera di RedMoho: TORNA CON NOI !!! – Lettera a Hillary-Tafazzi (9 Maggio 2004)

08 Mag 2004

Cara Hillary,

 

sono mesi ormai che non dividi più con me le gite in bicicletta.

L’ultima volta che sei montata in tandem con me, nemmeno me la ricordo più.

E si che ci siamo così divertiti ….

Il CapoRedattore ancora ride pensando al giro di Selvino, io e Lecter davanti e voi due dietro a sparar ca….te, a piedi per non rischiare di cadere dal troppo ridere che con le lacrime agli occhi non ti fan vedere un belino, e farvi male…..

 

Lo so, lo so che i matrimoni lunghi hanno gli alti e bassi, proprio come i giri in bici.

Lo so che tu vorresti solo alti, perchè detesti i bassi e non ami le discese….

…ma ormai avevo già accettato che tu disertassi tutte le uscite dove la pendenza in discesa superava il 2% … questo non era più in discussione! cribbio!

Quante volte ti ho scelto il percorsino fatto apposta, per te che vuoi, ragazzaccia dall’acume svelto e beffardo, pedalare con la battuta in agguato, e povero chi ti sta intorno…!

 

Lo so che tu mi sei sempre stata fedele, e io ho un caratteraccio…..

 

Che ti ho proclamato la fede Mountain Cycle per anni, e poi ti ho sciorinato così, di punto in bianco, sotto gli occhi una serie di ‘Ellsworth’, che per te è stato come dare un salame a un musulmano ….

 

Che ti ho fatto montare Marzocchi, poi Risse, poi Bergman, dicendoti ogni volta “fidati tesoro, è il tuo Presidente che te lo chiede….”, e tu ti sei sempre fidata, e hai alimentato il mio mercato degli usati più di chiunque altro….

 

Lo so che mi hai anche perdonato Monica…

… e che hai ristrutturato casa spendendo miliardi, e prosciugando il tuo conto personale, per far rifare tutte le stanze di forma ovale, nella speranza che il mio occhio ti vedesse meno pelosa e più prosperosa, e che hai riempito la casa di costosissimi tavoli di palissandro, tek, mogano, iroko, e non capivo perché ti ci mettevi sempre sotto, e mi dicevi che lo facevi per noi due ….

 

Ma Hillary, perché ora appendere le scarpe al chiodo ?

Dopo che nella mia campagna li abbiamo convinti tutti che ‘pagandone uno ne prendevano due’..?!?

 

Cosa gli raccontiamo adesso, proprio adesso, che con questo tempo di m…….. mi tocca anche comprare il sole la domenica, farmi in quattro per mettere le tracce GPS on-line, farmi una 9-colli anche se in realtà è una “4-colli e 1-collo”, 4 quelli che faccio, e 1 quello che spezzo se mi parlano di nuovo di salite….

 

Lo sai che senza di te “i nostri ragazzi” sono orfani…..

Lo sai che ‘the big family’, senza di te, è come un pancake senza lo sciroppo d’acero, come un muffin senza mirtilli, come pedalare una bici senza sella …. Sono cose che FANNO MALE!

 

Poi, Hillary, lo sai, che

DUE RUOTE E UNA SELLA …. E LA VITA E’ PIU’ BELLA!!!!! Torna con noi, Hillary.

Sempre Tuo Bill

Lettera di Fabio: la bimba ha visto la luce ieri alle 17:00 (4 Aprile 2004)

03 Apr 2004

Come promesso porto notizie della mia Fury.
La bimba ha visto la luce ieri alle 17:00.
La Fury è bellissima nel suo abito rosso,affascinante come poche cose sanno essere, tutte le volte che la guardo mi viene da dire: ¡ mamma mia ! (ora ho capito il perché degli adesivi) .
Finalmente oggi l’ ho battezzata sul campo, un percorso in riva al Ticino con qualche sali / scendi e un bellissimo tratto con curve strette all’interno di un boschetto il tutto su un fondo che passa dal terreno compatto, alla sabbia, ai sassi levigati dal fiume. La Fury si è comportata egregiamente, passa sopra a tutto senza fare una piega, il carro lavora alla grande permette alla ruota di trovare sempre la migliore trazione in ogni situazione, la cosa che mi ha impressionato di più è l’ agilità, gira in un fazzoletto, allo stesso tempo l’anteriore è stabile e preciso come un bisturi,   praticamente le curve sembra di disegnarle con il compasso!

Anche quando si è obbligati a passare sull’asfalto la bici si lascia pedalare senza sforzi, il carro non si muove di un millimetro, anche scattando in fuorisella quest’ultimo non fa una piega tanto che il bloccaggio dell’ ammortizzatore è praticamente superfluo.
In poche parole sono veramente entusiasta.
Grazie Gianni che ci permetti di giocare con questi splendidi oggetti.

¡ hoy madre !

 

Lettera di Giulio da Bali: per fortuna ci siete Voi ! (4 Marzo 2004)

03 Mar 2004

Vi ringrazio per la Vostra risposta,
 
ero un po disperato perchè sia la Fox che la Ellsworth non rispondono ne a fax ne alle emails riduardo domande tecniche ed importanti riguardo appunto la pressione ed i settaggi dell’ ammortizzatore posteriore, per fortuna ci siete Voi !!!
Una tirata d’ orecchie ai Californiani della Ellsworth ci vorrebbe : o sono tutti in vacanza, oppure non lo so … eppure l ‘hanno inventato loro Internet e le email :-)))
Salve e salutoni da Bali

Lettera di Marco: oh Madona me ! (3 Marzo 2004)

02 Mar 2004

 

¡ oh madòna mè

è stato avvistato un nuovo diavoletto sulle Prealpi Orobie, guidato da un cinghiale !!! Attenzioneeeeeee !!!

Grande, grande bici !!! Ora il problema è, come profetizzato, la velocità: veloce, veramente veloce, forse pure troppo !!!

Oggi ho trovato il terreno veramente pesante (neve e fango) e i freni sono un pò da rodare, ma nel "solito giro" ho fatto un passaggio mai tentato prima (incredibile senza volo !!!) e il resto del sentiero, come già detto, è stato mooolto veloce. Mi aspetto grandi cose quando ci sarà il terreno giusto e avrò preso bene la mano con la piccola .

Ciao,

Marco da Bergamo

¡ oh madòna mè !

Lettera di Paolo in risposta a Roberto (8 gennaio 2003)

07 Dic 2003

Caro Roberto,
ho letto la tua lettera sul sito pro-m ( che sfoglio quotidianamente….) e sembra più o meno quella che scrissi io al Biffi tre anni fa, quando mi spedi’ la mia ShockWave rossa, ed aprendo lo scatolone, rimasi letteralmente fulminato da tale bellezza!!
Io, al tempo, possedevo una San Andreas che acquistai usata, perche’ mi piaceva molto la sua linea ( Reisinger e’ un vero artista!), e pochi mesi dopo, navigando sul sito M.C. ufficiale, vidi il disegno della scocca, con il commento che da li’ ad una settimana sarebbe stato saldato il primo telaio……….stavo per piangere…….che bellezza esoterica…….costera’ un miliardo………mi sparo subito che non voglio soffrire!!!
Un anno dopo vendetti il San Andreas e per sei mesi non feci altro che risparmiare per LEI (ai tempi costava molto di più e io guadagnavo molto di meno ) fino a quando feci il versamento e……….!
La bici, dopo 3 anni, e’ ancora più bella del primo giorno, forse un po’ ingrassata (18 Kg. buoni), ma non esco di casa senza salutarla! E come va!!!!!! E lo dico anche se sono uno abbastanza impedito. Problemi tecnici in tre anni: ZERO ASSOLUTO!!! Il sistema degli ingrassatori funziona alla grande, e tutto il meccanismo carro/ ammortizzatore e’ come nuovo senza giochi o rumori strani; un piccolo gioco si e’ formato per una normale usura delle boccole (bronzine) del Fox Vanilla RC ( usura assolutamente non riscontrata nelle boccole delle biellette del carro e dell’ asse principale!).
Cosi’ sappi che puoi stare tranquillo, col tempo la amerai sempre di piu’ ; a me ha gia’ dato un bambino, anche se un po’ magrolino (11 kili), che ho chiamato Moho STS.
Questo e’ tutto un altro mondo, che uso per i giri "turistici", tranquilli (se no mi cappotto), ma gran telaio superlibidinoso!!.
Ma la passione della mia vita e’ lei, la mia ShockWave rossa!
La ricomprerei subito senza pensarci un secondo!!!
Spero che ci possiamo incontrare per qualche allegra scorazzata dalle tue o dalle mie  parti (Slovenia), magari insieme al Maobikeworld, che sono un gruppo di pazzi scatenati della Estcoast (Friuli).
Le mie creature le puoi vedere sul registro al numero 32 e 45.
Salutoni,
Pali

Lettera di Luca: full is dead, baby ! (25 Settembre 2003)

24 Set 2003

Full is not dead !

E’ stata un’estate dubbiosa. Sentivo improvvisamente il bisogno di un nuovo mezzo. Già…facile a parole…ma quando era il momento di scegliere venivo sempre avvolto da grandi dubbi. Finchè un giorno, grazie anche all’aiuto
di Canà e Mao, mi sono gettato ad occhi chiusi in questa nuova avventura, che rispondeva ad un nome storico: ShockWave. Ancora oggi non so perchè l’ho scelta (anzi ora si….), diciamo che è stato un incontro fortunato.
Però quando ho avuto in mano il telaio nudo è stato davvero colpo di fulmine.
Un solo concetto può rendere bene l’idea di tale mezzo: opera d’arte. Perchè di questo si tratta. Di biciclette bellissime ne ho viste a centinaia ma il fascino che emana questo monoscocca è un qualcosa di ben diverso…dalla sinuosità delle forme…alle saldature…a quella scatola del movimento centrale tutta cnc…..cose che si possono vedere su ben poche altre bici.
La mattinata in negozio per montarla è volata…era bello vedere nascere un qualcosa di nuovo per me. Pochi giorni dopo il battesimo sul Carso. Sarebbe stato facile presentarmi subito alla partenza di qualche discesa cattivissima…ma non era quello che volevo. Io avevo voglia di pedalare e sentivo che anche la bici me lo chiedeva. Ed è stata la cosa giusta. Questa bici si pedala che è un piacere…a dispetto della mole massiccia, della fork a doppia piastra che ho montato, dell’escursione post fissa sui 200mm. Ho girato tutti i miei sentieri abituali, i posti che frequento da ormai 13 anni e non ce stato nessun problema a portarla dove volevo. L’escursione posteriore sembrà sia metà di quella reale, tanto la sospensione lavora bene senza dare alcun fastidio. Ondeggia pochissimo e con tutta quella valanga di mm a disposizione c’è ben poco rischio di fondo corsa. Addirittura nei sentieri in piano ma cattivi e tecnici spingevo a tutta birra il 42, passando sopra a tutto. Ma c’era un regalo in più, una nuova sensazione: il monoscocca.
Sì, bello direte voi, ma non intendo il lato estetico. Il monoscocca, quando pedali nel brutto, fa un rumaore fantastico. Amplifica tutte le botte del terreno, i sassi che volano, è un concerto di suoni che mi accompagna nelle mie scorribande.
La domenica successiva però ho portato la nuova arrivata in un posto a lei congeniale: la pista del campionato DH F.V.G.
Volevo vedere quanto cattiva era in discesa…e sono stato ampiamente ripagato: questa bici, per quanto sia pedalabile, è anche una vera DH bike, che non teme veramente nulla. Ne ripido, dove ti da una sensazione di sicurezza incredibile, ne tecnico, dove curva con una precisione assoluta, ne le pietraie, dove puoi passare a cannone senza nemmeno accorgerti della difficoltà, ne i salti, dove ti pare di avere in mano una front tanto è agile e composta.
Onestamente devo dire che le sensazioni ottenute in generale sono ampiamente superiori a quello che mi aspettavo….è sorprendente quanto questa bici sia polivalente, e soprattutto molto divertente in ogni situazione. In più mi ha già perdonato dei grossi errori….che magari con altre bici ero già la a rotolare nella dura terra.
In conclusione posso solo dire che sono feliccissimo dell’acquisto, non potevo fare scelta migliore, e sono orgoglioso di possedere una bici che di certo ha lasciato un segno nella storia della mountain bike.

Luca "Panzer" Brumat

Lettera di Pedro: 340 mm sul Ventoux (5 Settembre 2003)

04 Set 2003

Full is dead baby ….. un video ed una tendenza dell’ ultimo annetto qua nella eastcost …….
Un periodo in cui la mia amata DHS faceva vetrina in garage .
Non era un problema tanto sapevo che prima o poi ci tornavo sopra …… e che non l’avrei mai venduta !!!!
Solo che ogni volta che la vedevo mi sentivo in colpa …….
Nonostante gli avessi regalato anche la Alice DC ex-mao !
Con la Aliciona l’ avevo provata ……. e mi ero accorto che era UNALTROMONDO , che ste due travi unite da un ammortizzatore , oltre ad essere il più bel telaio mai fatto , non avevano intenzione di comportarsi male neanche con 190 mm di escursione anteriore ……..
e non mi sto riferendo alla discesa pura ( era ovvio che andasse bene ! ) ma ai single track o alle discese pedalate che ci sono da noi .
Una vera figata !
Impenna ancora meglio , salta come una cavalletta ed è agile come un folletto  !
….. ma ci sono sempre 340 mm totali a salvarti !!
Nessun dubbio che ci siano sospensioni che lavorano meglio …… ma in fatto di divertimento la San Andreas non è seconda a nessuno !!!
Nonostante tutto cio ……. è ovvio che nello street la front cattiva è meglio ed io che quello faccio ultimamente quando riesco a non lavorare …. non potevo far altro che usare la sempre fantastica DMR …..
Ma la cosa era nell’ aria ……
Così è arrivato il campionato downhill a forni di sopra …… dove la Maobike squad doveva speackerare ……
Non c’era occasione migliore per ritirare fuori la DHS ed aprofittare di qualche mezzora free del weekend per buttarsi giù !!
Ed è qui che ho deciso che Lei sarebbe venuta in ferie in Francia !!
Quindi eccoti un paio di foto secondo me mitiche , perchè io ed  altri 3 folli ( Mao , Pazzo di Lucca ed il gessato Meteora ) abbiamo deciso di sentirci eroi e salire con delle bici non regolamentari fino alla cima del Mont Ventoux , per un totale di 1600 m di dislivello e 22 Km di sofferenza !
Nessuno di noi è una scheggia in salita ma con la buona volontà si arriva ovunque !!!
E così appena sopra non ho potuto resistere di scattare un paio di foto dell’ unica bici quasi DH che è salita lassù ( non posso essere certo che sia vero , ma non so quanti altri ci abbiano pensato ) .
Come dire : questo si che è FREERIDE , anche perchè poi in discesa ……………
Dopo 3 anni di San Andreas  ……….. la ricomprerei ancora !!!
Anzi ne comprerei un’altra …… versione XC ….. oppure no ….. magari comprerei una shockwave su cui montare i pezzi della mia DHS che verrebbe montata light e short travel ……
Insomma l’ avevo comprata per non venderla  ……. e ne sono sempre più convinto !!!
 
Pedro .

Lettera di Paola: sono felice !!! (11 Luglio 2003)

10 Lug 2003

Ciao Gianni, sono Paola, da un altro pianeta.
Ieri sera ho provato la mia bimba (Moho SLiX ’03 n.d.r.) …. FANTASTICA!!!!
La sto studiando ancora, sto apportando alcune modifiche per migliorare l’assetto, ma sono già perfettamente in simbiosi con lei.
E’ stato amore a prima vista!!!
Più la guardo e più mi piace, più ci sto in sella e più mi diverto!
La forcella è un gioiello, finalmente la sento lavorare, nonostante il mio peso piuma!
L’ammortizzatore "digerisce" tutto e mi permette anche di migliorare le salite tecniche!
Insomma: che dirti?
Sono FELICE!!!
La scelta mi sembra ottima e proporzionata alle mie esigenze!

Nel frattempo ti saluto e ti mando un kiss, un pò meno grande di quello che ho dato alla mia "slixettina"!

A presto e grazie.

Paola.

Lettera di Roberto: RAGAZZI SVEGLIA (20 Dicembre 2002)

19 Dic 2002

Buongiorno a tutti!!!

Sono Roby (the dentist) di Brescia,ho 26 anni e da almeno 6 primavere sono rimasto folgorato dalle creature di Robert Reisinger.

All’epoca avevo messo in pensione la mia fidata Atala,e,per carenza di liquidi,mi ero "accontentato"di una Dart Be Active,bici onestissima,che tuttora utilizzo.

Sono sempre stato allergico alle tutine aderenti,ai pedalini microscopici,ai manubrietti stretti stretti,insomma a tutte le stitichezze da agonisti XC.

Così ho optato presto per una forcella a doppia piastra (sulla BE ACTIVE ORROOREEE!!!),per le gomme da 2.3,per i pedaloni rossi di Shimano,la piega rialzata Yeti e (viva Dio!) per i pantaloni larghi da freeride.

Per carità,era già un altro andare:spedito in salita,in discesa mi mangiavo tutti i rigidisti e potevo anche abbozzare qualche saltino (i classici tre gradini davanti al Duomo),ma quando aprivo il giornale e vedevo la San Andreas e,soprattutto,la Shock Wave…beh,quasi meglio del calendario Pirelli.

Prima o poi una delle due sarebbe stata mia.

Già,ma quale?

E lì notti quasi bianche,tipo Fantozzi prima delle elezioni,sommerso dai giornali,davanti al computer con le foto scaricate da questo sito:che colore?

Quale forcella?

E le ruote?

Oddio,i freni!

Certo,per quel che faccio io la San Andreas è strasufficiente.

Però, va’ la Shock Wave quant’è bella:certo,non è una piuma,ma chissà che treno a scendere!!!

AIUTOOOOO!!!!

Finalmente mi sono deciso:complice lo stratosferico calo del listino,sono andato a Milano a trovare il Presidente per portarmi a casa un bellissimo,fiammante,rosso telaio Shock Wave (vedi il registro al n°54)

Ancora adesso,dopo aver smaltito il delirio iniziale,non ho parole per descriverne la bellezza.

In fotografia è una meraviglia,ma dal vivo è da collasso:compatta e sinuosa come una sirena,ti prende lo sguardo e non riesci più a staccare gli occhi da quelle curve.

Quando ci salgo sopra sto bene,mi sento un grande (anche se non arrivo al metro e 70),non scenderei più e mi sento sfacciatamente fortunato:quasi quasi mi faccio invidia da solo!

Ne vado fiero,come della mia ragazza,come lei non smetterei mai di guardarla,LA AMO!

A questo proposito vorrei entrare nel merito della questione.

Parlando con il mitico Presidente,un vero gaudente filosofo delle ruote grasse,ho notato stupito come ci sia poca partecipazione da parte dei possessori di bici Mountain Cycle.

RAGAZZI SVEGLIA!

Forse non vi siete resi conto del privilegio che abbiamo:avere sotto il sedere una MOHO,una San Andreas,una Tremor o una Shock Wave non è mica da tutti.

Non li vedete gli sguardi sbalorditi e tuonanti invidia che tutti ci lanciano quando passiamo?

C’è gente che venderebbe sua sorella per avere una delle nostre bimbe (io non l’ho fatto solo perchè sono figlio unico!),e voi che fate?State lì come amebe?

Forza,fate vedere che ci siete,scattate un po’ di foto e iscrivetevi al registro,dite la vostra su come vanno questi prodigi:non è straordinariamente gratificante vedere pubblicata la propria bici (magari frutto di estenuanti sacrifici!),e sapere che tutti la stanno guardando?

Sarà pure narcisismo,ma anche voglia di condividere le stesse emozioni.

No,dico,volete mettere una MC a confronto con le altre bici?

Non esiste,non ce n’è per nessuno.

Chi riesce a catturare la vostra attenzione,a suscitare ammirazione ed entusiasmi sempre nuovi?

Qualcuno ha tentato con le forcelle dimezzate,altri sfoggiano telai multicolori,ma,aimè,dalle forme assai banali.

Insomma,tutte le altre,quando non fanno schifo,sono anonime,magari vanno da Dio,ma non ti toccano dentro,non ti fanno dire "Mamma Mia!"(per non citare altre colorite esclamazioni):sono solo due ruote e quattro tubi con annessi pedali.

E allora perchè di MC ne girano così poche?

Perchè costano? Non più di altre marche blasonate,anzi.

Perchè non vanno bene? Non diciamo fesserie!  

Probabilmente perchè il marchio non si pubblicizza sponsorizzando gli squadroni e gli Italiani,da brave pecore,comprano solo le bici dei "campioni",dimenticando che certa gente va forte anche con un triciclo sgonfio:gli "umani" hanno bisogno di bici VERE!

Internet è già un ottimo mezzo,ma il materiale del sito PRO-M potrebbe essere ancora più ricco ed interessante se tutti vi partecipassero.

Io sarei contento di sapere che un ragazzo siciliano,tra mille alternative,ha scelto di far parte della nostra casta perchè ha visto la foto della mia bici,o perchè ha letto le mie impressioni nella pagina dei test.

E mi piacerebbe un giorno trovarmi per caso con un altro possessore di MC e condividere la gioia di avere tra le mani un’opera d’arte.

E’ bello essere delle mosche bianche,ma è anche bello sapere che ce ne sono altre in giro.

Non so quanti bikers abbiano la possibilità di essere iscritti ad un registro,di far vedere ai propri amici la loro due ruote su un sito ufficiale,di sentirsi membri di un branco.

Di questo,non dimentichiamolo,dobbiamo ringraziare solo il Presidente,che si sbatte come un matto per accontentare i nostri palati fini e le nostre fantasie erotico-ciclistiche,e meriterebbe almeno un briciolo di partecipazione!

Non importa se non potete unirvi alle uscite domenicali del team (non ci riesco manco io),siete dei nostri lo stesso,solo perchè avete una MC (mica pizza e fichi!):è un po’ come sentirsi membri del club Ferrari,ho reso l’idea?

Grazie della pazienza e,mi raccomando,non deludetemi,non deludeteci,non deludetevi perchè siamo i migliori!

 

 

 

P.S. se qualcuno volesse contattarmi per parlare un po’ della Shock Wave, o per vederla di persona, questo è il mio indirizzo di posta elettronica:rob.banci@tiscali.it

Lettera di Ted: greetings from Molokai, Hawaii (22 Novembre 2002)

21 Nov 2002

Greetings from Molokai, Hawaii.
I enjoyed seeing all those beautiful Mountain Cycle bikes on your web page.  Thanks for sharing them with me.  I have two San Andreas of my own. this is one of them, a 2002 DHS.  The other one is a 1997 model.
Thank you again for those beautiful pictures.
 
Aloooooha…………………….Biker Ted.

Lettera di Alberto: nel laboratorio di Archimede Pitagorico (9 Ottobre 2002)

08 Ott 2002

Un bel giorno mi accorgo che la mia nuova forcella, non ancora montata, ha la pressione bassa. Oddio, che sarà ?

Appoggio l’orecchio e sento che, poverina, emette un rantolo leggero leggero.

Ah, disdetta, sei malata, ma vedrai che ti guarirò !

Dopo una notte di agonia (la pressione scende inesorabilmente) mi decido a invocare l’aiuto del Gran Maestro il Presidente, il quale categorico mi dice che c’è solo una persona che mi può aiutare: Archimede Pitagorico.

Così, in un’uggiosa mattina d’inizio autunno, mi incammino inoltrandomi tra le aspre valli Bergamasche e giungo in quel di Leffe.

Giro dietro il cimitero, suono il campanello e aspetto.

Nulla: vedrai che non c’è !

Ad un tratto eccolo arrivarmi incontro, in perfetta tenuta da lavoro, mi saluta sorridente e mi allunga la mano, ma subito la ritrae un po’ perché ha il colore dei metalli che scolpisce, però a me non interessa e gliela stringo deciso, perché ai MITI si stringe sempre e comunque la mano.

Ecco che allora mi introduce nel suo regno, un guazzabuglio di macchine, tubi, guarnizioni, scatole, cassettini, ricambi e, soprattutto, quell’odore di metallo caldo di fresa misto a olio (come quando si va dal fornaio e c’è il profumo di pane fresco).

Gli spiego in due parole il problema, ma lui ha già capito e mi dice: "Ora vediamo di sistemarla, ma tu torni a casa con un’altra forcella, tanto guarda quante ne ho là !"

Ma là dove? Qua sembra tutto uguale !

Poi metto un po’ a fuoco e le vedo nell’altro stanzone: una ventina di Alice SC tutte in fila su un cavalletto e altrettante Alice DC distese in riga sul banco: ¡HOI MADRE!

Intanto lui comincia a smontare la malata, mi spiega come si fa, mi fa vedere tutto e, mentre inizia la visita minuziosa, mi dice: "Intanto scegliti una di queste."

Squilla il telefono e, mentre è di là occupato, do un’occhiata in giro.

A destra, sulla parete, mi si presenta la serie completa delle sue forcelle, dalle origini ai nostri tempi.

Ma, un momento, NOOOOOO ! La Manitou firmata da John Tomac !!!

E guarda un po’ qua sulla colonna ! Le foto vecchie del Bona e degli altri pionieri della Dh, tutti con le sue forcelle.

Per non parlare di tutte le altre, sparse qua e là, che ritraggono grandi campioni in sella a bici dalle linee più diverse, ma con un solo denominatore comune: le forche di Archimede.

E laggiù cosa c’è ? Fa’ un po’ vedere ?

Non ci posso credere: un telaio TRC MONOSCOCCA !!!

L’avevo visto solo sui giornali, sembra l’ antenata della mia ShockWave.

Guarda anche lì quella ruota col disco.

Ma, un momento, come diavolo è montata ?

Pazzesco, i raggi sono incrociati e anche attorcigliati a due a due prima di risepararsi e inserirsi nel cerchio: un esperimento per cercare maggiore rigidità ? Mah, comunque è un genio.

Nel frattempo ritorna e ricomincia a lavorare, facciamo due chiacchiere e, a proposito di ruote da 24", tira fuori dal cilindro un vecchio prototipo di forcella a doppia piastra long travel, progettata espressamente per ruote da 24" (pari escursione con minore altezza e maggior maneggevolezza), montata con cerchio e copertone da BMX (e chi si sognava allora ruote del genere per la MTB ?) .

L’esperimento non ha avuto seguito perché era fuori standard, ma aveva visto lungo su quella che sarebbe stata l’evoluzione del mondo freeride.

Ah, ¡mamma mia! , il tempo stringe e devo ripartire, ma starei qui ore a vedere cosa fa, come fa a creare da banali e informi blocchi metallici quei gioielli, e chissà quante cose potrebbe raccontarmi.

Vabbè, intanto grazie, gli ristringo la mano e prendo la via del ritorno con la nuova fiammante Alice sottobraccio.

Mi telefona mio padre, devo passare in prefettura: la favola è finita, ma Archimede Bergamelli sta continuando a produrre sogni… 

 

 

 

 

P.S. :

Caro Presidente,

 

Patrizio è una persona eccezionale e, secondo me, se ne parla troppo poco: andiamo tutti a cercare le forke d’ oltreoceano quando a due passi da casa c’è un personaggio del genere che, da solo e senza tanti fronzoli, riesce a creare cose belle, che funzionano bene, e che non costano una fortuna: alla facciaccia dei mostri sacri americani, per una volta il made in Italy li ha battuti.

 

Ciao Ciao e grazie per avermelo fatto conoscere .