Lettera di Alberto: nel laboratorio di Archimede Pitagorico (9 Ottobre 2002)

Un bel giorno mi accorgo che la mia nuova forcella, non ancora montata, ha la pressione bassa. Oddio, che sarà ?

Appoggio l’orecchio e sento che, poverina, emette un rantolo leggero leggero.

Ah, disdetta, sei malata, ma vedrai che ti guarirò !

Dopo una notte di agonia (la pressione scende inesorabilmente) mi decido a invocare l’aiuto del Gran Maestro il Presidente, il quale categorico mi dice che c’è solo una persona che mi può aiutare: Archimede Pitagorico.

Così, in un’uggiosa mattina d’inizio autunno, mi incammino inoltrandomi tra le aspre valli Bergamasche e giungo in quel di Leffe.

Giro dietro il cimitero, suono il campanello e aspetto.

Nulla: vedrai che non c’è !

Ad un tratto eccolo arrivarmi incontro, in perfetta tenuta da lavoro, mi saluta sorridente e mi allunga la mano, ma subito la ritrae un po’ perché ha il colore dei metalli che scolpisce, però a me non interessa e gliela stringo deciso, perché ai MITI si stringe sempre e comunque la mano.

Ecco che allora mi introduce nel suo regno, un guazzabuglio di macchine, tubi, guarnizioni, scatole, cassettini, ricambi e, soprattutto, quell’odore di metallo caldo di fresa misto a olio (come quando si va dal fornaio e c’è il profumo di pane fresco).

Gli spiego in due parole il problema, ma lui ha già capito e mi dice: "Ora vediamo di sistemarla, ma tu torni a casa con un’altra forcella, tanto guarda quante ne ho là !"

Ma là dove? Qua sembra tutto uguale !

Poi metto un po’ a fuoco e le vedo nell’altro stanzone: una ventina di Alice SC tutte in fila su un cavalletto e altrettante Alice DC distese in riga sul banco: ¡HOI MADRE!

Intanto lui comincia a smontare la malata, mi spiega come si fa, mi fa vedere tutto e, mentre inizia la visita minuziosa, mi dice: "Intanto scegliti una di queste."

Squilla il telefono e, mentre è di là occupato, do un’occhiata in giro.

A destra, sulla parete, mi si presenta la serie completa delle sue forcelle, dalle origini ai nostri tempi.

Ma, un momento, NOOOOOO ! La Manitou firmata da John Tomac !!!

E guarda un po’ qua sulla colonna ! Le foto vecchie del Bona e degli altri pionieri della Dh, tutti con le sue forcelle.

Per non parlare di tutte le altre, sparse qua e là, che ritraggono grandi campioni in sella a bici dalle linee più diverse, ma con un solo denominatore comune: le forche di Archimede.

E laggiù cosa c’è ? Fa’ un po’ vedere ?

Non ci posso credere: un telaio TRC MONOSCOCCA !!!

L’avevo visto solo sui giornali, sembra l’ antenata della mia ShockWave.

Guarda anche lì quella ruota col disco.

Ma, un momento, come diavolo è montata ?

Pazzesco, i raggi sono incrociati e anche attorcigliati a due a due prima di risepararsi e inserirsi nel cerchio: un esperimento per cercare maggiore rigidità ? Mah, comunque è un genio.

Nel frattempo ritorna e ricomincia a lavorare, facciamo due chiacchiere e, a proposito di ruote da 24", tira fuori dal cilindro un vecchio prototipo di forcella a doppia piastra long travel, progettata espressamente per ruote da 24" (pari escursione con minore altezza e maggior maneggevolezza), montata con cerchio e copertone da BMX (e chi si sognava allora ruote del genere per la MTB ?) .

L’esperimento non ha avuto seguito perché era fuori standard, ma aveva visto lungo su quella che sarebbe stata l’evoluzione del mondo freeride.

Ah, ¡mamma mia! , il tempo stringe e devo ripartire, ma starei qui ore a vedere cosa fa, come fa a creare da banali e informi blocchi metallici quei gioielli, e chissà quante cose potrebbe raccontarmi.

Vabbè, intanto grazie, gli ristringo la mano e prendo la via del ritorno con la nuova fiammante Alice sottobraccio.

Mi telefona mio padre, devo passare in prefettura: la favola è finita, ma Archimede Bergamelli sta continuando a produrre sogni… 

 

 

 

 

P.S. :

Caro Presidente,

 

Patrizio è una persona eccezionale e, secondo me, se ne parla troppo poco: andiamo tutti a cercare le forke d’ oltreoceano quando a due passi da casa c’è un personaggio del genere che, da solo e senza tanti fronzoli, riesce a creare cose belle, che funzionano bene, e che non costano una fortuna: alla facciaccia dei mostri sacri americani, per una volta il made in Italy li ha battuti.

 

Ciao Ciao e grazie per avermelo fatto conoscere .